Non Sprecare ha incontrato Pietro Laureano, architetto, urbanista e consulente Unesco che con l’istituto Ipogea studia e recupera le conoscenze tradizionali delle comunità locali. Secondo Laureano questo antico patrimonio di saperi costituisce la base della tecnologia più avanzata che abbiamo a disposizione per salvarci dal collasso: una tecnologia che supera l’era industriale perché ha in sé una visione del rapporto uomo-natura integrato e considera i rifiuti parte di un ciclo di riuso, come insegna la natura dove gli scarti non esistono. Gli abbiamo dunque chiesto quanto conta Non Sprecare per un futuro sostenibile. Ecco cosa ci ha risposto:
«Conta tantissimo perché il nostro modello è basato sullo spreco. L’obsolescenza degli oggetti è programmata, basti vedere che con l’elettronica ogni due anni siamo costretti a cambiare i macchinari tecnologici. La nostra società è impostata sullo spreco, non solo degli oggetti, ma anche nella gestione delle reti. Sappiamo che almeno il 50% dell’acqua degli acquedotti è gettata via. E soprattutto la nostra società è basata sullo spreco, sull’aggressione e sulla distruzione delle risorse della natura.
Ci troviamo di fronte a crisi idriche e penurie d’acqua anche nei Paesi mediterranei e nessuno pensa ad esempio a raccogliere l’acqua piovana. Non è uno spreco che tutta l’acqua di scarto venga smaltita e ributtata nel mare? Perché nessuno ne fa una raccolta capillare invece di attingere a fonti che si esauriscono, sorgenti e falde, scorte in esaurimento degli ecosistemi? È assurdo. Noi dobbiamo riciclare sul luogo tutti i rifiuti, e tutto quello che pensiamo di dover buttare via. Si continuano a sprecare risorse che invece sono ricchezza.
Affrontare il problema dello spreco in tutti i suoi aspetti è il primo obiettivo. A partire dalla società consumistica e dalle necessità imposte da un mercato retto da poteri economici che inducono al consumo, alla distruzione e allo spreco. Un modello che ci impone di usare risorse fossili per l’energia, quando sappiamo che non sono rinnovabili, che producono inquinamento e cambiamenti climatici e che quindi non andrebbero usate, e quando l’energia del sole è disponibile e gratuita davanti a noi. Il secondo obiettivo è fare in modo che tutti i prodotti entrino a fare parte di un ciclo continuo. Come succede in natura, dove una foglia morta crea nuova vita per altri organismi».
Grazie professore, oggi ancora di più siamo convinti che Non Sprecare è una necessità.
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