“Houston, we have a problem” : la celebre frase (letteralmente “Houston, abbiamo un problema”), pronunciata, forse non proprio con queste parole, dall’equipaggio di Apollo 13 durante un problematico rientro sulla Terra (siamo nel 1970), è entrata nella leggenda e nel dizionario delle citazioni più popolari. Specie quando si tratta di affrontare problemi gravi per il futuro delle persone, come nel caso del “global warming”, il cosiddetto riscaldamento globale. Ciò che davvero sta facendo tremare la Terra e tutti noi, sotto i colpi di un squilibrio ormai insostenibile. Ciò che dunque dobbiamo ben capire, in tutti i suoi aspetti, prima ancora di ragionare sulle contromisure, oggi diventate urgentissime.
EFFETTI RISCALDAMENTO GLOBALE
Sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco: il riscaldamento globale è solo uno degli aspetti caratterizzanti i cambiamenti climatici, non l’unico e forse non quello decisivo, considerata la cautela adottata da rinomati climatologi. Ma è un problema a cui rispondere.
Per riscaldamento globale intendiamo l’innalzamento delle temperature terrestri causato dalla crescente concentrazione di gas inquinanti nell’atmosfera. Temperature che, si badi bene, aumentano sia sulla superficie terrestre che nei nostri mari.
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GLOBAL WARMING
Gran parte della letteratura scientifica afferma che il surriscaldamento, registrato negli ultimi 50 anni, sia causato dalla crescente presenza di diossido di carbonio e di gas inquinanti generati dalla combustione delle fonti fossili e da attività umane di carattere industriale o agricolo.
Non mancano tuttavia coloro che ritengono che il riscaldamento globale sia una bufala (così come i cambiamenti climatici, definiti con uno spregiativo “hoax” da Donald Trump in uno dei suoi più celebri tweet), ma studi accreditati e periodici hanno dimostrato come la questione sia tutt’altro che campata in aria: l’allarme è fondato. Più che fondato.
La fonte intergovernativa più autorevole in tema di riscaldamento globale e cambiamenti climatici è sicuramente l’Intergovernmental Panel on Climate Change(IPCC), costituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization e dallo United Nations Environment Programme.
Gli scienziati della prestigiosa organizzazione si muovono su orizzonti di previsione riguardanti un arco temporale che ha come punto di arrivo l’inizio del prossimo secolo.
CAMBIAMENTO CLIMATICO
Alla fine dello scorso anno, un report dell’IPCC ha riportato un aumento della temperatura globale tra 0.8 e 1.2°C rispetto all’era preindustriale, in gran parte causato da attività riconducibili al boom industriale della seconda metà del ventesimo secolo. Se le emissioni manterranno i ritmi rilevati tra il 1986 e il 2005, l’IPCC vede il serio rischio che la temperatura della superficie terrestre possa aumentare di 3/4 °C entro il 2100.
Allarmante, se si pensa che molti climatologi paventano danni irreparabili anche se la temperatura salisse di soli 2 °C entro il 2100. Le conseguenze per l’ecosistema mondiale potrebbero essere davvero devastanti, potrebbe verificarsi un innalzamento eccessivo dei livelli del mare e un progressivo scioglimento degli enormi ghiacciai polari.
Inoltre, molte specie di piante e animali rischierebbero l’estinzione e intere popolazioni potrebbero essere costrette a incontrollabili processi di migrazione pur di abbandonare territori ormai invivibili.
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GLOBAL WARMING I LUOGHI A RISCHIO
Come comunità di uomini e donne chiamati ad abitare e salvaguardare la Terra, non possiamo proseguire con comportamenti suicidi. Siamo chiamati a non sprecare risorse, spazi, alimenti e materie prime.
L’Accordo della Conferenza delle parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, siglato nel 2015 a Parigi (COP21), prevede un impegno concreto dei governi per mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5 °C rispetto ai livelli preindustriali.
Una sfida enorme giacché, se non diminuiranno i correnti livelli di emissioni, l’aumento di 1.5 °C potrebbe essere raggiunto in tempi brevissimi, cioè tra il 2030 e 2052.
Tra i Paesi più a rischio per l’immediato futuro c’è il Pakistan, una delle grandi anime dell’Asia. Pur contribuendo a meno dell’1% delle emissioni mondiali di gas inquinanti, i suoi 200 milioni di abitanti stanno sperimentando un aumento improvviso delle temperature, accompagnato da siccità e inondazioni che minacciano le già precarie prospettive di sviluppo della società pachistana.
EFFETTI CAMBIAMENTO CLIMATICO
Per la sua collocazione geografica, il Paese potrebbe subire un aumento delle temperature di 4 °C entro il 2100, il massimo prevedibile. Nel 2017, presso la città di Turbat si è registrata una temperatura di 53,5 °C, un calore da cottura al forno per intenderci.
Rischi similari sono prevedibili in diverse zone della regione equatoriale, come la Repubblica Democratica del Congo, ma anche il nostro Mediterraneo vive una situazione preoccupante.
Secondo uno studio condotto dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Ismar-Cnr), insieme al National Oceanography Centredi Southampton e all’Institut nationale des sciences et technologiesde la Mer di Salamboo, l’evaporazione dell’acqua del Mare Nostrum è maggiore rispetto alle precipitazioni e agli apporti fluviali; inoltre la temperatura e la salinità aumentano a un tasso superiore a quello degli oceani.
Come fare quindi per contribuire a cambiare le cose, abbattendo le emissioni di CO2 e degli altri inquinanti, anche attraverso i nostri comportamenti quotidiani? La risposta è in tanti contenuti del sito Non sprecare e nello scambio di informazioni-consigli-storie che facciamo ogni giorno con la nostra comunità. Se siete consapevoli dei pericoli e dei guai collegati al surriscaldamento globale, a un fenomeno che riguarda quindi anche le vostre zone di residenza, allora non dovete che scegliere uno (o più di uno), degli ambiti nei quali potete dare il vostro contributo. Migliorando il vostro stile di vita, e così la vostra salute e il vostro benessere. E facendo la vostra parte nel miglioramento delle condizioni generali, dello stato di salute della nostra casa comune, la Terra, con le sue immense meraviglie.
E quali sono gli ambiti nei quali fare la vostra parte spingendo sull’acceleratore del cambiamento? Ecco i più importanti. La mobilità, con largo spazio a tutte le alternative all’automobile così come l’abbiamo intesa nel Novecento. Avanti con ibrido ed elettrico e con qualsiasi carburante pulito; spazio alla condivisione e non solo al possesso, per non parlare di alcune alternative più radicali rispetto all’automobile condivisa, dalla bici al piacere e alla necessità di camminare. Ovunque e comunque. Consumi energetici: basta sprechi, nelle case, negli uffici, nei luoghi pubblici. A tavola: preferire sempre cibi genuini, secondo le stagioni, e largo all’innovazione del biologico e di tutte le varie forme di vendita (dal chilometro zero ai negozi alla spina), purché ispirate alla sostenibilità ed a un buon rapporto tra qualità e prezzo. Quindi, nessuna preclusione anche per la grande distribuzione, allineata però ai principi del cambiamento sostenibile. E, infine, ma l’elenco potrebbe essere davvero interminabile e vi rimandiamo al menù del sito: zero plastica, meno imballaggi, meno rifiuti. E più civiltà
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