Come si diventa una persona che rimanda continuamente le proprie decisioni e le cose da fare? E perché si tende a procrastinare? Le risposte a queste domande ruotano attorno a tre parole. Perfezionismo: fateci caso, il procrastinatore è una persona che tende sempre a fare l’ottimo, e puntualmente c’è qualcosa che va storto. Non ci riesce, ma intanto nel provarci prende sempre tempo. La seconda parola è pigrizia. Nel rimandare ci può essere la tendenza all’indolenza, la scarsa voglia di impegnarsi e di sforzarsi. L’idea che fare una cosa costa, e in compenso non porta granché in termini di risultati. E allora tanto vale rinviarla. Terza parola: indifferenza. O anche il suo sinonimo, disinteresse. Il procrastinatore, in genere, non è acceso dal fuoco delle passioni, guarda la vita con un certo distacco, senza mordente. E tende sempre a rinviare ciò che potrebbe, per necessità, svegliarlo da questo letargo.
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Come smettere di rimandare
In America è un business. Come uscire dalla trappola del procrastinare. Con l’illusione di corsi online (da 400-500 dollari), di un coach che dovrebbe guarire il cervello dalla tendenza ad accumulare dubbi, con le app time management, programmate per pianificare la giornata ed evitare, almeno sulla carta, gli sprechi di tempo. In realtà il procrastinatore moderno è una figura che condivide, con la stessa persona, un’altra patologia: la tendenza a non riconoscere limiti nella vita. Da qui il non scegliere, illudendoci che poi saranno i risultati a indicarci la strada giusta. Rimandare diventa così una paura dissimulata, in un’era che spinge all’irresolutezza, a uno scarso desiderio, perfino alla paura, della libertà.
Chi è colpito dalla procrastinazione?
La procrastinazione, come tendenza a rinviare continuamente cose che dovrebbero essere compiute, è ormai un virus che colpisce circa il 70 per cento dei giovani, mentre il fenomeno è più circoscritto tra gli adulti (20 per cento). Sono colpiti dalla procrastinazione quasi la metà degli studenti universitari italiani.
Quando una persona rimanda sempre?
Non rinviare a domani ciò che puoi fare oggi. Sembra facile non pedere di vista un antichissimo detto, ma nei fatti siamo sempre più tentati a procrastinare, a rinviare, a non assumere decisioni nel momento giusto, laddove il timing può fare davvero la differenza. Una scelta corretta ma nel momento sbagliato è inutile, e perfino controproducente. Così come il tempo perduto con il procrastinare, nell’incenterzza, nella paura, con i sensi di colpa, è semplicemente sprecato. Perso. Lo scrittore romano Pubilio Siro scrive una cosa molto lucida a proposito del rapporto tra l’eterno rinvio e la paura: “Quando si agisce il coraggio cresce. Quando si rimanda, invece cresce la paura”. E non ci sarà alcun modo per recuperare tempo e occasioni perdute, dunque è meglio attrezzarsi, anche sul piano psicologico, per evitare la palude dell’eterno rinvio, della rassicurante (ma è solo apparenza…) decisione di spostare in avanti le lancette del tempo. Che invece sta pericolosamente scadendo.
I motivi
Rimanda oggi, rimanda domani, e alla fine il rischio è di restare con un pugno di mosche in mano. Uno spreco di tempo, di energie, di opportunità. Tutto per il maledetto vizio di procrastinare che colpisce il 20 per cento della popolazione e ben il 75 per cento dei giovani (è un altro degli effetti perversi dell’uso eccessivo degli apparati tecnologici). Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi: un proverbio di buon senso che non possiamo considerare come un comandamento. A volte, infatti, abbiamo bisogno di prendere tempo, guadagnarlo, prima di decidere qualcosa, e la fretta non aiuta nei momenti in cui bisogna scegliere, dentro o fuori, sì o no. Ma, una cosa è ponderare con la dovuta cautela e un’altra è invece procrastinare sempre e comunque, magari in attesa di eventi che non si verificheranno mai. Qui scivoliamo nelle tenebre dello spreco.
Procrastinare sta diventando sempre più di moda, specie tra i giovani. Per quali motivi? Le migliori ricerche scientifiche ne individuano tre, e sono tutti in aumento. Il primo è la paura, perfino il terrore, del giudizio degli altri. Dietro una patina di precisione e di zelo, nel procrastinatore seriale si nasconde l’insicurezza, e quindi il terrore che il giudizio altrui sulle cose fatte sia negativo. Meglio passare per svogliati o ritardatari che per incapaci: nell’inconscio del procrastinatore c’è questo sottile paradigma. In secondo luogo, nell’era della fretta, che, ricordiamo, deriva dal latino fregare e segnala l’uomo fregato da un uso compulsivo e sprecone del tempo, in questa era di pulsioni, sono in molti a pensare di fare le cose al meglio quando si è davvero sotto pressione. Last minute, all’ultimo minuto, sul filo poi di un reiterato ritardo. E’ una pia illusione. Arrivare sull’orlo dell’ultimo istante, e poi scivolare nel baratro del ritardo cronico, è un modo diretto per non fare bene le cose, o magari per non farle mai.
Metodi per smettere
Tra i metodi che vengono suggeriti dagli psicologi per smettere di procrastinare due sono i più interessanti. In entrambi i casi si parte da una diagnosi che evoca la paura di una persona di non riuscire a portare a termine una cosa, e da qui l’ansia, lo stress e l’terno rinvio. Il primo metodo è quello dell’auto-indulgenza: ridurre l’autocritica porta a una maggiore serenità e ci si sente più convinti nei propri mezzi. E più determinazione significa sicuramente più azione. Il secondo metodo è quello dell’indulgenza strategica: inserire momenti di leggerezza e di distrazione nel corso della giornata. Anche per sdrammatizzare le scadenze in arrivo. Con le pause delle quali il procrastinatore sente bisogno, si è in grado di affrontare un problema senza ansia e con più determinazione. E si è portati così a non rinviarlo. Infine, specie per i più giovani, il web ha talmente distorto il concetto di tempo, che spesso ci si smarrisce tra il reale e il virtuale. Ciò che sembra veloce e immediato sul web, non è detto che sia altrettanto rapido nella realtà. E quando un ragazzo scivola nell’incapacità di fare un esame della realtà, allora si paralizza, si spaventa, ed entra nel circolo vizioso dei procrastinatori. Un esempio rende bene l’idea. Il web ci dice che organizzare un viaggio è una cosa rapida e veloce: si tratta solo di smanettare su Internet e fare la scelta migliore. Nella realtà, le cose stanno diversamente, e ad allungare i viaggi esistono anche i tempi morti: prendere la macchina, arrivare alla stazione, parcheggiare, raggiungere il binario, salire sul treno. Sommate, e se non calcolate bene con un esame della realtà, è più che probabile che perdiate il vostro treno.
Rinvia oggi, rinvia domani, magari con l’idea di fare sempre tutto al meglio, cercando di rincorrere un’ipotetica perfezione, e gli effetti sono davvero controproducenti. Contrari all’obiettivo. Le cose si sfilacciano, perdono di intensità, e anche una virtuale perfezione, diventa assolutamente inutile (altro spreco di energie) e le performance di segno negativo. Un metodo utile per smettere di procrastinare è quello di spacchettare l’impegno in scadenza. Ovvero non considerarlo più come un unicum, ma spezzettarlo in tanti impegni, meno ingombranti e quindi più facili da raggiungere in tempi ragionevoli. Il rimandare, segno di incertezza e di debolezza da non confondere con l’utilità del dubbio, è anche una difesa nell’accidia. Non a caso il poeta greco Esiodo, nell’800 avanti Cristo, paragonava l’uomo procrastinatore ( da pro, in avanti, e cras, domani) all’uomo accidioso, considerandoli due sinonimi. Ed a forza di rinviare non facciamo altro che accumulare ansia, sensi di colpa, noia e autocommiserazione. Quanto basta per diventare persone che vivono male.
I danni
I danni del rimandare, o del procrastinare continuamente, sono diversi. C’è un effetto di tempo sprecato, di perdita, nella totale incertezza che ci paralizza, della giusta dimensione tra le cose e l’orologio che ne scandisce la giusta necessità in materia di tempistica. C’è, altro spreco, la seria probabilità di non cogliere occasioni, opportunità, momenti. Qui sta il segreto del giusto timing: qualcosa che oggi è possibile, a portata di mano, rinviata a domani diventa irrealizzabile. Sfuma. Il rimandare ci consegna, rendendoci prigionieri, a una dimensione di sulfureo futuro, senza vitalità e senza spinte di energia: ci sfugge così la faccia reale delle cose e il contatto con la realtà.
Sinonimi di procrastinare
Procrastinare ha diversi sinonimi, e a ciascuno corrisponde qualche rischio legato a questo atteggiamento. Dilazionare: con il pericolo che poi si arrivi a decidere quando è troppo tardi. Prolungare: può essere, in alcuni casi, la cosa più inutile del mondo. Differire: un rinvio dopo l’altro non risolve il problema. Rimandare: l’abitudine di chi tende a mettere la testa nella sabbia.
Frasi celebri
La vita si perde nei rinvii. (Epicuro)
Un modo diverso per dire che il tempo vola, come la vita. E quindi il procrastinatore senza motivo rischia grosso.
Tra troppo presto e troppo tardi non c’è che un attimo. (Alma Mahler)
Ciò che separa il troppo presto dal troppo tardi è davvero una questione di millesimi. Spesso le soluzioni giuste hanno bisogno di tempo per maturare, ma in altri casi la soluzione sfuma se viene procrastinata troppo a lungo. La nostra abilità è riuscire a cogliere il tempo nella sua giusta dimensione, senza farci scavalcare dalle sue pressioni, ma neanche farlo scivolare nell’indifferenza.
Tu puoi rimandare, ma il tempo non lo farà. (Benjamin Franklin)
Il rinvio, se motivato, ha le sue buone ragioni per essere proposto. Ma se diventa un’autodifesa, una paura di se stessi, una scarsa voglia di assumersi una responsabilità, allora sarà il tempo, inesorabile, a fare giustizia.
Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono. Ma quando si rimandano i problemi, sicuramente non finiscono di crescere. (Paulo Coelho)
I problemi, per grandi categorie, si dividono in due gruppi. Risolvibili e irrisolvibili. In entrambi i casi la soluzione non è procrastinare, che li fa semmai soltanto aumentare di gravità. Ma semmai, nel caso dei problemi irrisolvibili, di riuscire a gestirli.
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