Il periodo natalizio è forse il periodo migliore per parlare di consumo, in quanto tra regali e preparativi per le feste gli acquisti aumentano a dismisura. Ecco perché le scelte d’acquisto, mai quanto in questo momento, devono essere consapevoli e sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale. Ciò risulta ancora più rilevante all’interno delle società di consumi, che vedono come fulcro del proprio modello la costante crescita nella produzione e nell’acquisto di merci.
CONSUMO RESPONSABILE IN ITALIA: I DATI
Il consumo responsabile è sempre più al centro dell’attenzione internazionale. L’obiettivo 12 del Sustainable Development Goals (SDG) è stato creato proprio per “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”, anche l’Assemblea delle Nazioni Unite ha dichiarato che entro il 2030 “tutte le persone, in ogni parte del mondo, [devono avere] le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura”. Sebbene l’Italia sia in ritardo rispetto ad altri paesi europei, il discorso sulla sostenibilità ha cominciato a farsi sempre più presente sia tra i consumatori sia tra le aziende. L’aumento del consumo dei prodotti biologici ne è un esempio concreto. Diverse ricerche permettono di mettere in evidenza la diffusione delle forme di consumo nuove e più consapevoli, ma rimane molto difficile effettuare una comparazione con il passato.
Per farlo è possibile confrontare i dati raccolti tramite un sondaggio promosso dall’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale (OCIS) e condotto da SWG il 9 febbraio 2018 su un campione di 1.000 cittadini italiani maggiorenni, con i risultati rilevati da un’indagine simile condotta nel 2002 nell’ambito dell’Ottavo Rapporto IRPEF. I due sondaggi hanno infatti proposto le stesse domande relative alle pratiche di consumo responsabile.
Il confronto tra i dati del 2002 e del 2018 parla chiaro e mostra un aumento considerevole del numero di cittadini che dichiarano di aver fatto scelte di consumo responsabile (dal 28,4% del 2002 al 63,4% del 2018). La percentuale di cittadini che dichiarano di aver fatto scelte di consumo critico è invece passata dall’11% al 30%, mentre coloro che hanno acquistato anche sporadicamente prodotti del commercio equosolidale sono passati dal 16,3% al 37,3%. Menzione d’onore anche per il turismo sostenibile, i cui consumatori sono saliti dallo 0,2% al 7,5%.
I motivi del cambiamento sono diversi. Da un lato troviamo un maggiore interesse da parte delle imprese stesse, che, tramite iniziative, progetti e collaborazioni, forniscono sempre più alternative. Uno degli esempi di consumo responsabile riguarda l’iniziativa che Aule Natura, che unisce le forze di Procter&Gamble, la multinazionale americana, con il WWF con l’obiettivo di realizzare entro il 2024 almeno 50 aree verdi all’interno di scuole e ospedali sul territorio italiano.
Dall’altro lato troviamo una maggiore consapevolezza anche dei consumatori stessi, incoraggiati sicuramente negli ultimi anni dalle campagne di sensibilizzazione e dalla diffusione delle informazioni sugli impatti sociale e ambientali del loro stile di vita.
Infine, è cambiata anche la frequenza del consumo responsabile: nel 2002 il 71% dei consumatori responsabili dichiarava di aver applicato solo una delle pratiche proposte nel sondaggio mentre nel 2018 la percentuale scende del 34%. Significa quindi che i consumatori che già si ritenevano “responsabili” lo sono diventati ancora di più.
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CHI SONO I CONSUMATORI RESPONSABILI
Nell’indagine del 2002 il profilo che emergeva di consumatore responsabile era molto definito. Dal sondaggio il 33% delle donne aveva compiuto un acquisto responsabile, contro il 26% degli uomini, inoltre riguardava principalmente i giovani tra i 18 e i 24 anni e la fascia d’età tra i 35 e i 54 anni. Le fasce più anziane invece risultavano più contenute (solo il 22,7% tra i 55-64 anni e il 18% tra le persone con più di 64 anni faceva un consumo responsabile). A questa distinzione anagrafica si aggiungeva anche quella riguardante la professione. Coloro che praticavano consumo responsabile erano imprenditori i (58,8%), manager (56,7%), studenti (52,6%) e impiegati (51,0%). Più basse le percentuali di casalinghe/i (28,4%) artigiani e commercianti (27,7%), disoccupati (22,9%), operai (16,7%) e pensionati (17,1%).
Il 2018 restituisce invece un profilo dei consumatori più omogeneo. Innanzitutto, si appiana il divario tra uomini e donne. La differenza principale poi risiede nell’età, in quanto i consumatori più responsabili appartengono proprio alle fasce più anziane della popolazione. Infine, si assiste alla contrazione delle differenze tra livello di studio e il tipo di occupazione. Spicca la percentuale degli studenti che si attesta a 89,9%.
COME FARE ACQUISTI IN MANIERA RESPONSABILE:
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