Economia circolare: cos’è e quali sono i vantaggi per tutti

Meno sprechi, più riciclo. Meno inquinamento, più rispetto per le risorse naturali. Un nuovo modello di sviluppo che vale più di 3mila miliardi di dollari di fatturato

L’economia circolare è uno degli obiettivi previsto dall’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Senza il passaggio dall’economia lineare a quella circolare non si potrà mai parlare di sostenibilità. Ma cosa significa l’economia circolare? Quali sono i suoi vantaggi per tutti? E come ci arriva?

Cos’è

L’economia circolare parte da un presupposto: sprechiamo troppe risorse, come dimostra l’enorme quantità di rifiuti che produciamo (2,2 miliardi di tonnellate ogni anno, soltanto nei paesi dell’Unione europea). Attraverso questo nuovo modello di produzione e di consumo, che recupera antichi e consolidati stili di vita, il riciclo e il riutilizzo diventano una leva dell’economia, la vita degli oggetti si allunga (e questo significa contrastare l’obsolescenza programmata), l’inquinamento si riduce e la catena di smaltimento dei rifiuti si alleggerisce. Ciò significa ridurre l’inquinamento: sempre stando nel perimetro dei paesi dell’Unione europea, i processi industriali sono responsabili dell’emissione del 9,10 per cento dei gas serra, mentre la gestione dei rifiuti ha un impatto del 3,3 per cento. 

Risorse che consumiamo

Ogni anno l’umanità, nel suo complesso, utilizza circa 100 miliardi materie prime. Per il 90 per cento si tratta di materiale vergine, estratto in diversi modi, e solo un terzo di questo autentico patrimonio di risorse naturali viene utilizzato per fabbricare qualco9sa che resta. Il resto è bruciato, disperso, e diventando rifiuto inquina l’aria, il suolo e le acque terresti e marine. Appena il 9 per cento delle materie prime utilizzate in prima battute, vengono poi riciclate e ritualizzate. Questi sono i numeri paradossali e insostenibili dell’economia lineare, alla quale bisogna sostituire l’economia circolare, con i suoi benefici.  

Cosa sprechiamo di più

L’economia lineare si fonda sullo spreco, e lo alimenta attraverso acquisti e stili di vita compulsivi. In particolare, sprechiamo:

  • Il 31 per cento del cibo, durante l’intera catena, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumo domestico
  • Il 40 per cento dell’acqua sia per quanto riguarda quella da irrigazione sia l’acqua dispersa nelle reti di distribuzione
  • La metà dei prodotti non vengono utilizzati durante il loro intero ciclo vitale
  • Solo il 40 per cento dei rifiuti solidi viene riciclato

Quanto può valere l’economia circolare

Esistono diverse stime sul potenziale valore, in termini di fatturato generato, dell’economia circolare. I calcoli più attendibili parlano di un fatturato globale attorno ai 3mila miliardi di dollari all’anno. Il fatturato in Italia si aggira attorno agli 88 miliardi di euro, con 22 miliardi di valore aggiunto creato e oltre 500mila posti di lavoro collegati all’economia circolare.

Il decalogo dell’economia circolare

Gli esempi efficaci e utili, insomma, sono davvero tanti e spesso sorprendenti. Ma come può ancora continuare a crescere l’economia circolare? Ecco la sintesi di un decalogo di azioni e di obiettivi, preparato proprio dal Circular Economy Network:

  1. Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare.
  2. Implementare una strategia nazionale e un piano d’azione per l’economia circolare per affrontare carenze e ritardi, con un ampio processo di partecipazione che coinvolga tutti gli stakeholder interessati.
  3. Migliorare l’uso degli strumenti economici per l’economia circolare.
  4. Promuovere la bioeconomia rigenerativa per assicurare prioritariamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura di qualità e per supportare le filiere innovative, integrate nei territori.
  5. Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici con l’uso dei Green Public Procurement (GPP).
  6. Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare, attraverso programmi integrati di rigenerazione urbana, secondo il modello europeo delle green city.
  7. Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, puntando a migliorare la prevenzione, ad aumentare il riciclo, a utilizzare il recupero energetico a supporto del riciclo e a rendere residuale lo smaltimento in discarica.
  8. Attivare rapidamente le pratiche di End of Waste, strumento essenziale per la realizzazione di un’economia circolare.
  9. Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare.
  10. Estendere l’economia circolare anche al commercio online, tipologia di commercio ancora basata su un modello di economia lineare, che alimenta la crescita di prodotti usa e getta, difficilmente riciclabili e riparabili, e aumenta gli sprechi di risorse.

Enciclica Laudato Sì

L’economia circolare non è al centro soltanto del Piano Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile, come obiettivo da condividere in tutto il pianeta per un nuovo modello di crescita economica e sociale, con meno sprechi e più benessere per tutti. È anche un traguardo scolpito nelle prime pagine dell’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco. Al capitolo 22 di un documento che rappresenta la bussola per i cattolici in materia di sostenibilità, e non solo per loro, Papa Francesco ricorda il problema da risolvere nel mondo: l’azzeramento di quella «cultura dello scarto che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura». Da qui l’invito a «un modello di produzione circolare che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare». Attraverso la porta dell’Economia circolare, conclude il capitolo 22 dell’Enciclica Laudato Sì, si può contrastare «la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero». Laddove bisogna prendere atto che «i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi». Ovvero, sprechiamo troppo e raccogliamo troppo poco rispetto alle enormi possibilità di stili di vita e modelli economici ispirati all’idea del riutilizzo, del riciclo, e del pieno rispetto degli equilibri di madre natura.

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