Paboy: dall’inferno dei campi di detenzione in Libia a Vogue. Grazie a cuscini e fantasia

Dal Gambia alle pagine di Vogue, passando attraverso il deserto, il mar Mediterraneo, un rapimento e le violenze delle milizie libiche. Paboy Bojang, 28 anni, ha fondato una start-up che vende federe per cuscini ispirate alle moschee, a Napoli, alle maioliche e agli alberi di mango. Colorati e iconici, apprezzati dalle celebrities

in casa di paboy

Creare lo distrae dagli incubi del passato, e quando cuce i suoi cuscini colorati non pensa a ciò che nella vita ha dovuto affrontare. Quando Paboy Bojang, artigiano del Gambia, è seduto alla sua macchina da cucire, l’inferno è alle spalle, in tutti i sensi. 

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A CASA BY PABOY

Ventotto anni, cuce da quando ha tredici anni, grazie all’apprendistato nel laboratorio di sartoria di suo zio, sviluppando un occhio particolare per la scelta dei colori, dei tessuti e delle fantasie. Per arrivare in Europa, e quindi in Italia, ha deciso di sfidare il deserto, il mar Mediterraneo e le milizie libiche, approdando a Napoli e tra le pagine di Vogue, che si è interessato al suo progetto sartoriale. Non è stato un viaggio facile, e la sua storia è fatta di coraggio, difficoltà e perseveranza. 

 Nel 2013, Paboy ha deciso di lasciare la scuola e la sua famiglia per fuggire dalla dittatura in Gambia e dalla povertà: gli ci sono voluti due anni per percorrere la cosiddetta “strada secondaria” per arrivare in Europa, un percorso pieno di pericoli e di violenze, vissute anche in prima persona, rapito e imprigionato in Libia. Il suo arrivo in Italia, poi, non ha migliorato le cose, perché è stato rinchiuso in un centro di identificazione ed espulsione sovraffollato e con condizioni igienico-sanitarie ai limiti del disastro. 

Eppure, la rinascita riparte da lì: il giovane designer viene trasferito a Napoli, innamorandosi della città, che sente ormai come la sua seconda casa. Proprio come in Gambia, dichiara in un’intervista al portale anglosassone House And Garden, “La gente è sempre per strada. Quando c’è il sole, tutti si siedono nelle piazze e mangiano e bevono ed è così pieno di vita – è una città vivace”. In effetti, Napoli per Paboy è il simbolo della vita che riparte: dopo 4 anni a lavorare in una fabbrica di ceramiche e maioliche, ha perso il lavoro per il combinato disposto di COVID-19 e burocrazia letale che lo ha privato del permesso di soggiorno.

in casa di paboy (1)

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PABOY BOJANG

Ma non si è perso d’animo: in pieno lockdown ha deciso di rimettere a frutto le sue competenze sartoriali, inventandosi un’impresa, affiancato dal suo amico Ibrahim, ex cameriere che ha incontrato nel campo profughi e che ha deciso di sedersi alla macchina da cucire. Da una piccola stanza di Mergellina, dove vive con una giornalista freelance inglese, Sophia Seymour, che lo ospita, ha lanciato una linea di cuscini morbidi, preziosi, arricchiti da passamanerie e stoffe pregiate, raccogliendo gli ordini utilizzando Instagram e i social. è nata così, da un ritaglio di tessuto in casa di Sophia, la sua start-up “In casa by Paboy”, che in meno di un anno ha attirato l’attenzione della stampa internazionale e persino di designer e modelle internazionali come Blanca Mirò. Vogue gli ha dedicato un intero articolo. Il successo lo ha travolto, e per stare dietro alla quantità di ordini ricevuti, si è dovuto circondare di due collaboratori ai quali ha insegnato come cucire i suoi cuscini colorati e particolari, ormai iconici: le sue ispirazioni per i tessuti, i colori e le fantasie arrivano dal suo paese di origine, dove cuciva con lo zio capi pregiati, scialli per andare in moschea e per le cerimonie, ma anche dalla ceramica e dai pattern della città partenopea, in mix esplosivo di colore e personalità. 

Dalle sue prime federe per cuscini, nate con i ritagli di tessuto della sua amica Sophia, è passato ad acquistare, a prezzi di costo grazie ad accordi con i fornitori locali di tessuto, ritagli e rimanenze di magazzino, ma alcuni negozianti o privati cittadini del quartiere lo sostengono attraverso donazioni di materiali per far crescere la sua impresa. A Manuela e Ibrahim, i suoi compagni di viaggio, Paboy Bojang ha dovuto insegnare tutto, ma è quello che ama fare, e nel suo futuro, oltre a continuare a sostenere le sue sorelle in Gambia, vuole essere sicuro di far crescere la sua start-up, assumendo altri migranti e continuando a trasmettere loro conoscenze e competenze.  “Non voglio fare affidamento solo sui cuscini – confida nella stessa intervista – voglio fare più articoli per la casa: tovaglie, lenzuola, copripiumini”.

Ha le idee chiare, Paboy, tranne quando gli viene chiesto quale sia la sua combinazione di colori preferita dei suoi cuscini, passando dal giallo sole con bordino rosso, al verde con balza lilla, prima di esclamare con gioia: “Albero di mango!”, riferendosi al cuscino rosa con una balza verde.

(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook di A casa by Paboy)

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