ABUSIVISMO EDILIZIO
I conti li facciamo ogni volta che c’è da aggiornare l’elenco dei morti. Morti per alluvione, terremoto, calamità, in teoria; morti per abusivismo edilizio, in pratica. Come nel caso della strage consumata in una villetta della Sicilia martoriata dalla speculazione edilizia: 12 morti, travolti dal fango, in un’abitazione che andava demolita, come recita un’ordinanza mai eseguita, e non poteva mai essere sanata.
In Sicilia, tanto per capirci, ogni 100 edifici autorizzati dai comuni, con le carte in regola sul piano delle leggi urbanistiche e dell’edilizia, ce ne sono 57 abusivi, totalmente abusivi. In Calabria saliamo a 64, come in Campania e in Molise, la regione del record nazionale a quota 71. Il Sud, altra cosa che non dobbiamo nasconderci, guida questa classifica degli orrori. Ma anche nel Lazio l’abusivismo è altissimo (23 edifici fuori legge rispetto a 100 autorizzati), e così in Umbria (26 per cento), e salendo lungo la penisola, in Liguria (15), Lombardia (6) e Veneto (7).
Con questi numeri bisogna avere la lucidità di riconoscere che l’abusivismo non è una patologia che riguarda una minoranza di cittadini spregiudicati, pronti a calpestare qualsiasi legge, per necessità (tutta da dimostrare) in qualche caso, per pura speculazione nella stragrande maggioranza dei casi. No, l’abusivismo in Italia è un costume nazionale, un fenomeno di massa, come la corruzione. E’ un virus che ha contagiato una fetta molto alta della popolazione, distruggendo e sprecando, in un colpo solo, territorio, legalità, luoghi e bellezza. Benessere e buona convivenza. Tutto immolato sull’altare di questi imbrogli circolari che hanno contagiato tutta la Penisola.
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CONTRASTO ALL’ABUSIVISMO EDILIZIO
Non voglio annoiarvi con i numeri. E vi sintetizzo quelli essenziali. Nell’isola di Ischia, dove un terremoto del 1883 ha distrutto un’intera popolazione (2.333 persone), in questi quasi 150 anni, l’abuso edilizio, abbinato come da manuale alle costruzioni di cartapesta e al miraggio (che puntualmente si traduce in realtà) del condono, è entrato nel dna di un popolo. Lo vogliamo negare? Sarebbe come dire che piove quando c’è il sole. A fronte di 64mila abitanti, sparsi in sei comuni dell’isola, si registrano quasi trentamila richieste di condono negli ultimi trent’anni. In pratica un condono (di un abuso edilizio) ogni due cittadini. Tutto ciò in un’area ad altissimo rischio sismico, da sempre.
ABUSIVISMO EDILIZIO SANATORIA
Il film dell’orrore non è, chiariamolo bene, una prerogativa in esclusiva dei cittadini ischitani. Questa sarebbe un’altra ipocrisia\bugia. L’abusivismo dilaga, da decenni, in tutte le regioni del Sud Italia (solo in Campania sono state realizzate 60mila case abusive in un decennio e in Sicilia ci sono 770mila domande di sanatoria, ovvero di condono) e anche in molte zone del Centro (vogliamo parlare della periferia romana?) e del Nord. È un fenomeno nazionale, di massa appunto. E non un male locale da estirpare e curare in uno specifico territorio. Le richieste di sanatoria presentate in tre condoni, in Italia, sono pari a 15 milioni, circa una ogni 4 abitanti, compresi anziani e bambini.
Ovviamente lo scempio antropico è andato di pari passo all’irresponsabile e, anche in questo caso l’aggettivo è appropriato, criminale complicità di un ceto politico talmente miserabile da considerare l’abuso edilizio, con annessi condoni scolpiti nella legge o mascherati, come uno dei più importanti bacini del consenso e del malaffare. Al punto da coniare, con la solita furbizia degli italiani quando si mettono a fare gli imbroglioni di mestiere, un assioma che giustifica, anche dal punto di vista etico prima che politico, tanta assoluta mancanza di un’idea reale del bene comune e degli interessi della collettività: l’abusivismo per necessità. Una balla, nei fatti, che ha consentito, per esempio, di costruire una nuova città abusiva in quella Casamacciola rasa al suolo alla fine dell’Ottocento.
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ABUSI EDILIZI
Una balla facile da smascherare. È ovvio che uno Stato di diritto e di buongoverno non può perseguitare delle famiglie di poveracci che hanno costruito la loro casetta, o catapecchia, al di fuori e al di sopra della legge: per la verità non può neanche tassarli incassando i soldi dei condoni. Se la politica avesse davvero a cuore il destino di queste famiglie, ma non è così, farebbe un’altra scelta, più responsabile, più complessa rispetto alla slogan “Viva gli abusivi”, ma sicuramente nell’interesse di queste famiglie e di tutti gli italiani. Accompagnerebbe gli abusivi fuori dall’illegalità, sostenendoli verso l’approdo a una casa, una buona costruzione di una buona edilizia pubblica, in regola rispetto alle leggi e al buonsenso. E non farebbe alcuno sconto a quei cittadini, purtroppo tanti cittadini, che mascherandosi dietro al trucco dell’abusivismo di necessità, altro non fanno che calpestare leggi, diritto, territorio, Paese. E vite innocenti.
DEMOLIZIONI MAI ESEGUITE
L’altra faccia dell’abusivismo di massa, coperto, coccolato e alimentato dai condoni e dalle leggine per sanatorie nazionali e locali, è il flop totale degli abbattimenti. Si tratta di un obbligo di legge, una sentenza finale che arriva dopo un lungo iter a tutela dei diritti di difesa dell’abusivo. Una legge non rispettata nell’80 per cento dei casi. Quindi quasi mai. Soltanto nelle aree costiere, in media ogni comune è interessato da 247 ordini di abbattimenti, e di questi solo il 3 per cento viene eseguito. Né l’immobile, altra cosa prevista dalla legge, un volta non demolito dal proprietario, viene acquisito al patrimonio comunale. Tutto resta come prima, in una sorta di condono quotidiano e strisciante.
Al momento in Italia sono firmate 71.450 ordinanza di demolizione, ma di queste restano da eseguire l’80,4 per cento. Una legge scritta tutta sulla sabbia e di fatto non applicata. La percentuale arriva al 97 per cento in Campania, all’87 per cento nel Lazio, al 68 per cento in Veneto e all’83 per cento in Sicilia. La Sicilia dove 12 persone muoiono in un villino abusivo solo perché per qualche ora ha piovuto più del solito.
(Nelle immagini: Casteldaccia in Sicilia, dove il maltempo ha causato 9 morti. Sotto accusa l’abusivismo. Fonte: Ansa)
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