L’Europa discute, come al solito dividendosi, un nuovo piano per salvare l’industria siderurgica, ma all’orizzonte l’unica cosa concreta per dare una svolta al settore è quella di puntare sul riciclo. L’acciaio ha caratteristiche molto promettenti rispetto alla possibilità di riuso, in pratica può essere ripetutamente riciclato senza perdere le sue caratteristiche fondamentali come la resistenza, la duttilità e la formabilità. E il riciclo conviene.
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Ogni tonnellata di rottami non contaminati di acciaio riciclati, equivalgono a un risparmio di oltre 1.200 chili di minerali di ferro, 7 chili di carbone e 51 chili di calcare. Inoltre produrre acciaio da rottami invece che da minerale vergine, significa ridurre l’input energetico del 75 per cento e risparmiare il 90 per cento dei costi per le materie prime. E’ una vera conversione a 360 gradi del settore, quella ipotizzata dalla Commissione, che attraverso il riciclo dell’acciaio punta ad abbattare in modo sostanziale i costi di produzione e rendere così competitiva un’industria schiacciata dalla concorrenza asiatica.
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Questi numeri li conoscono bene i commercianti abusivi di rottami che in Europa sono diventati una vera categoria del settore. Per loro è semplice procurarsi la merce ed esportarla illegalmente in paesi che poi, una volta trasformato l’acciaio ricavato dai rottami, fanno concorrenza all’industria europea. Da qui l’impegno della Commissione europea di rafforzare i controlli in materia di spedizioni dei rifiuti pesanti, per dare un colpo a questo commercio fuori legge. L’acciaio riciclato è una risorsa, ma va sviluppata nella legalità e alla luce del sole, non attraverso il canale del contrabbando.
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