Accordo commerciale Usa-Europa (TTIP), a seppellirlo ci hanno pensato i tedeschi. Con parole forti e chiare

Il numero 2 del governo tedesco liquida il negoziato: non accettiamo in ginocchio le richieste americane. La Francia si tira indietro, la Gran Bretagna è fuori dall’Europa, i candidati presidenti in America si mettono di traverso. Il negoziato per il TTIP è morto, e per noi va bene così: non possiamo svendere la nostra sicurezza alimentare.

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ACCORDO COMMERCIALE TTIP –

Alla fine la bocciatura definitiva e totale è arrivata dai tedeschi che, come al solito, sono gli unici ad avere una voce autorevole, forte e chiara, in Europa. Sigmar Gabriel, vice cancelliere (in pratica il numero 2 del governo, dopo Angela Merkel) e ministro dell’Economia, ha detto testualmente: “Non possiamo accettare supinamente le richieste americane”. Richieste pesanti e controproducenti per i paesi europei. Qualcuno dirà che si tratta di un’ennesima, cattiva notizia. Io penso esattamente il contrario: l’accordo commerciale Usa-Europa (TTIP) è morto, almeno per il momento, ed è meglio, molto meglio, che stia andando così.

Le campane a morte di un negoziato che stava entrando nella fase decisiva, in un clima di generale scetticismo, a parte i soliti cantori del mercato come divinità, suonano nello stesso tempo da diverse parti. La Francia, che ha sempre avuto una politica industriale e agricola ben indirizzata a difendere i prodotti nazionali ( a differenza dell’Italia dove spesso riusciamo a fare danni anche alle eccellenze del made in Italy), è stata molto chiara: non ci sono le condizioni per siglare l’accordo tra Unione europea e Stati Uniti entro la fine del mandato di Obama. Amen. La Gran Bretagna, il paese europeo che più spingeva a favore del TTIP, anche per i suoi rapporti di sangue con gli Stati Uniti, ha fatto anche peggio dei francesi, e con la Brexit è uscita direttamente dall’Unione. E dall’altra parte del tavolo, sia la Clinton sia Trump hanno fatto dichiarazioni molto fredde sul negoziato, lasciando capire che, semmai, ne riparleranno una volta chiusa la partita delle presidenziali del prossimo mese di novembre. Dunque il TTIP finisce in soffitta, e non possiamo che dirci contenti, se non altro per le condizioni, inaccettabili per l’Europa, che gli americani avevano posto per siglare questo accordo commerciale da economia globale.

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COS’E’ IL TTIP –

Secondo i dati raccolti dal Parlamento europeo, il Ttip, nel solo settore agroalimentare, avrebbe aumentato le esportazioni americane verso l’Europa del 120 per cento, mentre quelle europee verso gli Stati Uniti sarebbero salite “solo” del 60 per cento. Il doppio. Ma il punto vero, sul quale ho molti dubbi, non riguarda né gli affari né il mercato, quanto il rischio di rinunciare a fondamentali conquiste dei consumatori europei in materia di sicurezza alimentare e sanitaria.

ACCORDO COMMERCIALE USA EUROPA –

Gli americani, quando si tratta di affari, non vanno troppo per il sottile. E con il Ttip avrebbero voluto imporre le loro regole, molto lasche e molto favorevoli alle lobby delle aziende, anche in Europa. Facciamo qualche esempio. In Europa esiste una regola precauzionale, in base alla quale è proibita la vendita degli alimenti quando non è provato che non siano dannosi per la salute. In America, invece, i prodotti, quasi sempre, vengono proibiti solo dopo che hanno fatto male a qualcuno. Nel settore dei cosmetici, l’Europa proibisce l’impiego di 1.372 sostanze potenzialmente cancerogene, gli Stati Uniti solo di undici. L’America ci chiede, di fatto, di rinunciare ai marchi Doc, Dop e Igp, per avere campo libero e vendere i suoi prodotti Italian sounding, che di made in Italy hanno solo il nome, mandando così all’aria centinaia di eccellenze italiane. E ancora: il Ttip, in versione americana, prevede campo libero nell’utilizzazione di 82 pesticidi che sono vietati in Europa.

In conclusione: sì al mercato e a nuovi sbocchi commerciali per i prodotti europei e americani, no alla svendita dei nostri valori e della nostra sicurezza. E se gli Stati Uniti, dovessero continuare a fare richieste irricevibili, allora meglio non cedere e rinunciare all’accordo.

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