Due indiani stanno combattendo la siccità e la contaminazione delle acque con interventi molto concreti. In un Paese dove il 50 per cento dell’acqua nelle campagne (dove vive il 70 per cento della popolazione) risulta contaminato, Rajendra Singh, laureato in medicina, gandhiano, è riuscito in pochi anni a creare 8.600 bacini di raccolta nei villaggi rurali, rifornendo con acqua non inquinata oltre mille villaggi.
Una svolta per migliaia di famiglie, come racconta in una bella inchiesta pubblicata sul Corriere della Sera il giornalista Michele Farina.
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Un altro protagonista del cambiamento idrico è il dottore Bindeshwar Pathak, inventore dei wc a basso consumo di acqua. Si tratta di servizi igienici, installati in 7.500 villaggi, che consumano appena 1 litro e mezzo di acqua per ogni scarico, rispetto agli almeno 10 litri delle normali latrine.
Certo: i due casi non bastano a risolvere l’emergenza dell’acqua in India, dove dal 30 al 70 per cento dell’oro azzurro si disperde in una rete obsoleta e insufficiente, ma rappresentano importanti segnali di cambiamento sulla strada della formula meno sprechi e più riciclo. Una formula che può salvare l’India, incapace di custodire la sua acqua.
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