ADDESTRARE CANI CAMPIONI –
Alessandro Dalvit è il capo del suo branco di cani. È un uomo ma per Muttley e Maverick, i suoi due amici a quattro zampe, è come se fosse uno di loro. E la sintonia si vede eccome, lo scorso anno, infatti, tutti e tre hanno vinto il campionato italiano per i cani da soccorso, un titolo conteso fra trenta fuoriclasse al loro stesso livello e voluto dall’Iro, l’Organizzazione internazionale dei cani da soccorso. Un vero e proprio trionfo per Alessandro, 40 anni, che nella vita non fa solo l’addestratore ma è anche un imprenditore che costruisce serbatoi per il vino a Trento.
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CANI DA SOCCORSO –
Addestrare questo tipo di cani è tutt’altro che semplice ma alla fine del percorso tra addestratore e animali si crea un legame indissolubile, difficile da descrivere. Per far diventare Muttley, una femmina di labrador con il pelo nero come la pece, e Maverick, un pastore belga malinois maschio, dei veri e propri campioni nella loro specialità, come ad esempio la ricerca in caso di terremoto, Alessandro si alza tutte le mattine all’alba e fatica sul campo con i suoi “amici”. Le sue giornate si dividono tra il tempo libero passato in famiglia, ha moglie e due figli, e la formazione di unità cinofile da soccorso. Il suo è un vero e proprio talento scoperto quasi per caso 14 anni fa.
CANI DA RICERCA –
Tutto è nato grazie a Cody, un golden retriever femmina. Un giorno, una quindicina di anni fa, Alessandro decide di rivolgersi alla Scuola provinciale di Trento per i cani da ricerca e catastrofi per far imparare alla sua amica a quattro zampe alcune cose elementari per rendere più facile la loro convivenza. Cody, dopo qualche mese, quando era ancora alle prime armi come cane da ricerca, riuscì a ritrovare un anziano disperso nei boschi trentini, impresa che le valse un “premio fedeltà” e che convinse Alessandro che quella era la sua strada.Tanto che oggi è il direttore tecnico di quella scuola e istruisce soccorritori. In una recente intervista ha dichiarato: “L’empatia con un cane non si improvvisa e non si inventa, bisogna trattarlo come fosse un figlio, lui ha bisogno del tuo tempo, tutto il tempo che puoi, della tua pazienza e della tua fermezza ma anche delle carezze e del premio al momento giusto. Pochi ordini ma decisi, non servono tante parole. Quando si stabilisce il feeling lui capisce anche sguardi e movenze. L’empatia si conquista anche in modo un po’ – mi passi il termine – primitivo. Non mi vergogno di dire che con ognuno dei miei cani durante il primo mese di convivenza ho dormito per terra accanto a loro, su un materasso…”.
Le foto sono tratte dalla pagina Facebook di Alessandro Dalvit
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