Come si adotta un campo di grano

Il progetto Farina del tuo sacco per combattere lo spreco delle terre incolte. E difendere le coltivazioni made in Italy

adotta un campo di grano

COME SI ADOTTA UN CAMPO DI GRANO

Una risposta originale e concreta al problema delle terre incolte e dell’abbandono dei fondi da parte di chi decide di non dedicarsi all’agricoltura, vuoi per una lontana eredità, vuoi per scelte di vita differenti o per l’amara constatazione che il settore primario, in Italia, si trova a combattere ogni giorno con cavilli burocratici e leggi impossibili nonché prezzi da fame.

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ADOTTA UN CAMPO DI GRANO

Adotta un campo di grano, dunque, lancia una vera e propria adozione dei campi incolti che, una volta scelti e adottati, tornano a essere vivi e produttivi, combattendo un fenomeno dai contorni sempre più ampi che in una terra come la Sardegna, ad esempio, ha raggiunto dimensioni tali da costituire un danno economico ma anche ambientale, aumentando i fenomeni di siccità, disboscamento, impoverimento dei terreni e anche perdita di tutte le colture regionali, con conseguente diminuzione della biodiversità. Proprio in Sardegna il 70 per cento delle terre coltivate a grano sono andate perdute, e quindi sprecate, in quanto ritenute non più profittevoli. E lo stesso rischio corrono gli uliveti dell’isola.

Nasce così Farina del Tuo Sacco, che prende in prestito l’antica tradizione contadina della coltivazione “cooperativa”, in cui un campo era coltivato in modo collettivo per ricevere ognuno una quota di ciò che si produceva, per adattarla ai nostri giorni: chiunque aderisca si garantisce il fabbisogno annuo di grano e farina, con certificazione bio e a Km zero, e fornendo in cambio non lavoro manuale bensì le spese necessarie per l’acquisto delle sementi e dei costi dell’aratura, garantendo ai coltivatori una copertura finanziaria anche in caso di avversità climatiche

Le tipologie di adozione. sono diversissime: per tutte le tasche e per tutte le esigenze. Con 6 euro, per esempio, si  può adottare un piccolo campo di 10 mq, ricevendo un chilo di farina biologica e macinata a pietra e 50 grammi di lievito madre che saranno spediti direttamente a casa. Se si vogliono avere, ad esempio, 10 kg di farina, si possono adottare 100 mq che hanno un costo di 36 euro. Le “ricompense” per una qualsiasi donazione, poi, sono disparate: non solo grano, ma anche ceci, farina di grano, farina di ceci, o addirittura la partecipazione a laboratori di trasformazione della farina e viste guidate ai campi coltivati.

PER APPROFONDIRE Coltivatori di emozioni, la piattaforma tutta italiana per adottare un contadino a distanza.

FARINA DEL TUO SACCO

Una forma di agricoltura che diventa 2.0, nei pieni dettami della sharing economy, come sottolinea anche Massimo Planta, presidente e socio fondatore di Terre Colte, un’associazione no-profit, che si è sviluppata da una prima esperienza di recupero di un terreno incolto e abbandonato di circa 3.000 mq nella provincia di Cagliari e che poi si è voluta replicare, più in grande e meglio organizzata.

«Si crea un rapporto diretto di fiducia e sostegno tra “consumatori” e produttori, abbattendo tutte le storture dell’attuale filiera agricola – dice nella presentazione per il crowdfunding del progetto -il consumatore non è più solo un consumatore, bensì un co-produttore». Ci si salva insieme, solo in sinergia. Ad oggi gli aderenti all’iniziativa sono piccoli agricoltori, sparsi tra l’Ogliastra e la provincia di Cagliari, i quali coltivano principalmente grano di varietà Senatore Cappelli, cultivar di grano duro autunnale che rischia di scomparire con le coltivazioni intensive.

Adottare un campo, infatti, significa, anche e soprattutto sostenere un’agricoltura di qualità e non di quantità, bio e con filiera chiusa.  L’agricoltura locale, non-intensiva e “ragionata”, di sicuro sembra essere il miglior volano per la riconversione economica dei campi incolti, nonché un’opportunità per molti giovani disoccupati, andando a garantire il recupero del know-how e delle tradizioni dei territori, il rafforzamento del tessuto sociale nelle aree rurali, un’agricoltura diversificata e la tutela degli ecosistemi locali. Obiettivo fondamentale del progetto, infatti, è quello di mantenere vivi i territori. Lo specifica lo stesso Planta: «Se noi continuiamo a permettere che i terreni non si coltivino più le persone andranno a cercare il lavoro e il sostentamento da altre parti. L’agricoltura ha anche il valore di mantenere vivi i territori. Noi vogliamo coinvolgere più contadini possibile e coinvolgere le persone in questo processo. Ci troviamo in un periodo di cambiamento. E la parola cambiamento è inutile usarla senza crederci e fare qualcosa per attuarlo».

(Immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook di Terre Colte // Photocredits: Terre Colte)

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