ADOZIONE MONUMENTI –
Devo riconoscere la mia debolezza nel leggere le tante cronache dal fronte del terremoto: faccio fatica, ogni giorno, anche solo a pensare a un dramma senza fine di migliaia di uomini e donne, a quei diecimila sfollati che dormono in macchina, a quanti avevano una casa e si ritrovano con un mucchio di polvere. E faccio fatica, in questa tragedia, a ripetermi, quasi con ossessione, l’idea fissa di Salvare i borghi, Salvare il patrimonio culturale, Salvare chiese e monumenti, Salvare le imprese e le eccellenze del made in Italy, etc… Salvare troppo, è inutile nascondercelo, per i mezzi di cui disponiamo e per le necessità infinite: 6 miliardi di euro dovremmo spenderli nel 2017 solo per l’emergenza e per una prima messa in sicurezza dei vari edifici. Dove troveremo questi soldi? E il resto che serve?
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ADOTTARE UN MONUMENTO PER RESTAURARLO –
Consapevole del banale realismo di questi interrogativi, un bravissimo e attento giornalista come Pierluigi Battista, ha lanciato dalla prima pagina del Corriere della Sera una proposta chiara e semplice: adottiamo i monumenti che altrimenti rischiamo di perdere. L’appello è rivolto in particolare, ovviamente, a quella borghesia italiana troppo spesso distratta, assente, eclissata. Poco generosa. Poco educata al dovere fondamentale, quando si diventa ricchi o benestanti, di restituire qualcosa di quanto si è ricevuto, attraverso un vero e sano mecenatismo. Laddove l’autenticità di queste azioni è data da un solo parametro: il disinteresse. Mettere soldi, energie, tempo, persone, lavoro, a disposizione di un monumento, un pezzo di patrimonio culturale e identitario del Paese da salvare, senza stare troppo a discutere sulle eventuali contropartite di immagine, di marketing, di mercato. Farlo con la pura e potente forza del disinteresse, del dono senza il solito paradigma «dare per avere». E senza i soliti, disarmanti ostacoli della burocrazia, pubblica e privata, e di quel pensiero unico, che talvolta mi fa letteralmente venire voglia di urlare per la rabbia, in base al quale appena c’è un signore, chiunque sia, pronto a mettere un euro per salvare o restaurare un monumento, ce ne sono altri dieci, cento, mille, che iniziano urlare al presunto sacrilegio, a una fumosa quanto inesistente “privatizzazione” dei beni culturali pubblici, cioè di tutti noi (pronti anche ad adottare) e non di qualche singolo custode del Bello.
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BRUNELLO CUCINELLI BASILICA DI NORCIA –
Detto questo, Battista cita nel suo pezzo l’imprenditore Brunello Cucinelli, che si è già dichiarato pronto a mettere soldi per finanziare la ricostruzione della Basilica di Benedetto nella sua terra di cittadino e di imprenditore. Per la verità, di casi come questo ne abbiamo diversi in Italia, a macchia di leopardo, e su questo sito, quando possiamo, li raccontiamo cercando di contaminare l’interesse e l’azione attorno all’obiettivo di Adottare monumenti. Un modo, tra l’altro, per tornare a sentirci comunità, per dare un segnale positivo in un momento nel quale siamo circondati dal buio, per provare a dimostrare che, ancora una volta, nel momento dell’emergenza noi italiani sappiamo dare il meglio. Un modo per non sprecare allo stesso tempo l’energia vitale di un popolo, e in particolare della sua classe dirigente, e un patrimonio di luoghi e di bellezze che si identifica con l’Italia.
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