Aereoporti degli sprechi: viaggio negli scali inutili già costati 300 milioni di euro

Dopo il caso del Ponte sullo Stretto torno sul tema delle opere fantasma per fare un punto degli aereoporti inutili che siamo stati capaci di costruire in Italia. A raffica, e ovunque da Bolzano a Comiso. Negli ultimi tre anni negli scali di sprecopoli sono stati bruciati circa 300 milioni di euro, quasi sempre sul […]

aeroporti inutili

Dopo il caso del Ponte sullo Stretto torno sul tema delle opere fantasma per fare un punto degli aereoporti inutili che siamo stati capaci di costruire in Italia. A raffica, e ovunque da Bolzano a Comiso. Negli ultimi tre anni negli scali di sprecopoli sono stati bruciati circa 300 milioni di euro, quasi sempre sul conto dei disastrati bilanci delle amministarzioni locali i cui ricavi sono poi le tasse dei cittadini.

Per lo scalo di Bolzano esiste ancora il sito web che segnala Arrivi e Partenze: sono finti. L’aereoporto è stato chiuso, la rotta Bolzano-Roma cancellata dalla compagnia Air Alps: tremila viaggiatori in un anno erano davvero pochi per reggere. E ancora peggio è andata a Brescia: cinque passeggeri al giorno, e scalo chiuso con l’unica eccezione dei cargo. Ma come poteva stare in piedi un aereoporto a pochi chilometri di distanza da Malpensa? E’ una domanda alla quale nessuno è in grado di rispondere.

A Pontecagnano, in provincia di Salerno, l’aereoporto è stato inaugurato e chiuso per ben tre volte: doveva fare la concorrenza a Capodichino, e adesso è una cattedrale nel deserto. A Comiso, in Sicilia, altra inaugurazione a termine: nel lontano 2007 con un volo dell’allora ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. Poi niente più. A Foggia in pochi mesi di apertura si è toccato un altro record: più aiuti che traffico. Quindici milioni di sovvenzioni e 10 passeggeri al giorno, mentre a Siena la magalomania degli amministratori locali è finita in tribunale. Concordato preventivo.

L’unica buona notizia in questo caos dei cieli è il provvedimento firmato dal governo Monti in zona Cesarini, in base al quale sono stati selezionati soltanto 31 aereoporti di interesse nazionale che riceveranno concessioni e investimenti pubblici. E gli altri? La patata bollente resta nelle mani degli enti locali: saranno loro a decidere, ma il destino più probabile degli aereoporti degli sprechi è uno solo: la chiusura.

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