AGRICOLTURA E TURISMO PER RILANCIARE IL SUD –
Questa volta parlano i dati dell’Istat. Per la prima volta, da quando è esplosa la Grande Crisi, l’economia meridionale mostra un segno positivo, di crescita: più uno per cento nel 2015, con 100mila posti di lavoro in più rispetto allo scorso anno. Numeri piccoli, ma migliori di quelli nazionali (in Italia il pil è cresciuto solo dello 0,6 per cento nello stesso periodo). Come si spiega il miracolo? Con il boom dell’agricoltura, cresciuta del 7,3 per cento, e del turismo. Ovvero del binomio che può davvero salvare il Mezzogiorno dalla desertificazione in cui è sprofondato. Sprecando nel modo peggiore le sue migliori risorse.
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I POSTI DI LAVORO CREATI DALL’AGRICOLTURA AL SUD –
Di fronte a questi numeri, dovrebbero smetterla di parlare tutte le Cassandre che minimizzano, da sempre, le opportunità della nuova agricoltura, specie quella declinata alla sostenibilità (pensate al biologico) e abbinata al turismo, considerandole di scarso rilievo rispetto alle esigenze che il Sud, e l’intero Paese, hanno in termini di crescita e di occupazione. Nulla di più falso e sbagliato. Piccoli numeri, sommati, fanno grandi numeri, e valgono come e se non più di una fabbrica (che si fatica ad aprire) e di una pubblica amministrazione (dove si tagliano i posti, non certo si aumentano). Un esempio concreto: in Sardegna, dove c’è un forte rilancio della piccola agricoltura sostenibile, di territorio e di qualità, i nuovi posti creati lo scorso anno in questo settore sono stati 7mila. Quale stabilimento industriale, magari del cemento o della raffinazione del petrolio, può dare ai sardi tanti posti di lavoro? Nessuno. Posti ancora più preziosi, per il fatto che in gran parte riguardano giovani, che non solo scelgono l’attività della terra, ma scommettono anche sulla loro terra e non la abbandonano. Due motivi per sostenerli. Inoltre l’agricoltura moderna è per sua natura correlata all’industria, dalla trasformazione al riciclo degli scarti agricoli: dunque può diventare la base di nuove e moderne fabbriche. Il contrario delle vecchie e distruttive “cattedrali nel deserto” che hanno distrutto intere zone del Mezzogiorno.
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AGRICOLTURA SOSTENIBILE E TURISMO –
Infine, quando parlo di agricoltura sostenibile abbinata al turismo, penso a quella vasta rete di enogastronomia, agriturismi, piccoli, medi e grandi alberghi, fattorie, luoghi di produzione a chilometro zero, che sta crescendo, con una fitta ragnatela in tutta Italia. Penso a quello che ho visto, anche recentemente, girando in zone del Sud, pensiamo alla Puglia, dove proprio il turismo abbinato all’agricoltura di qualità (dalle ciliegie al vino) è già l’elemento portante di una nuova e solida economia territoriale, con reti lunghe, di natura globale (il turismo è per definizione un fenomeno glocal).
AGRICOLTURA SOSTENIBILE E TURISMO PER RILANCIARE L’ECONOMIA DEL SUD ITALIA –
Tutto ciò significa che agricoltura e turismo, da sole, basteranno a salvare il Sud? Assolutamente no. Certo che servono anche industrie, a partire dal salvataggio e dal rilancio dell’acciaieria di Taranto (questa volta, però, mettendo gli impianti in assoluta sicurezza e bonificando l’area) e dalle nuove fabbriche dell’economia circolare. Certo che servono, e molto urgentemente, investimenti pubblici, a partire dalle infrastrutture, e privati, che latitano nel Sud, spesso con l’alibi del cattivo contesto ambientale. Ma oggi sappiamo con certezza che agricoltura e turismo non sono più i parenti poveri dell’economia, e anzi ne rappresentano l’asse portante. Il futuro.
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