Una pillola blu nata dalla miscela di due farmaci è riuscita a ridurre del 44% i casi di infezione da Aids in un campione di popolazione maschile ad alto rischio di contagio. Il farmaco si chiama Truvada e, secondo i risultati dei test, la sua assunzione quotidiana fa crollare i rischi di infezione da Hiv di oltre il 70% fra gli uomini che ne hanno fatto un uso regolare per due anni. Secondo gli autori della ricerca, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere ridotto attraverso un farmaco preventivo. L’annuncio della scoperta è stato dato sul New England Journal of Medicine e confermato dal National Institutes of Health americano. Sollevando un un entusiastico commento del presidente Obama: “Sono incoraggiato da questo annuncio di una ricerca così dirompente nel campo della prevenzione dell’Hiv. C’è ancora da fare, ma questo tipo di studi segnano l’inizio di una nuova era nella prevenzione". Il test è stato condotto da un team internazionale di scienziati in varie parti del mondo su un campione complessivo di circa 2.500 gay, transgender e maschi bisessuali. Il Truvada è il frutto della "combinazione" di due altre molecole della Gilead Sciences Inc, tenofovir e l’emtricitabina, già usati nel trattamento delle infezioni da Hiv. Lo studio 1, chiamato iPrEx, ha preso in considerazione un campione molto ampio. Gli scienziati della University of California di San Francisco hanno infatti condotto per due anni – dal luglio 2007 al dicembre 2009 – una sperimentazione su 2.500 uomini (bisessuali e omosessuali) provenienti da sei paesi: Stati Uniti, Sud Africa, Brasile, Thailandia, Ecuador e Perù. "I risultati – spiega Anthony S. Fauci, capo della divisione del National Institutes of Health, che ha finanziato lo studio insieme con la Bill and Melinda Gates Foundation – fanno ben sperare, soprattutto perché il farmaco in questione funziona, non ha mostrato resistenza ed è già in commercio". I ricercatori temevano che assumere il Truvada desse un falso senso di sicurezza e che, per questo, rendesse gli uomini meno propensi a usare il preservativo con i propri partner. In realtà è successo il contrario: non solo il farmaco ha funzionato, ma ha anche ridotto i rapporti a rischio. Lo studio avverte, però, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda dell’aderenza alla terapia. In altre parole, più gli uomini rispettavano le dosi prescritte dai ricercatori, tanto più aumentava l’efficacia della molecola. Chi usava correttamente il prodotto, rispettando la terapia nel 90% dei casi, vedeva ridursi il rischio di Hiv nel 73 per cento dei casi; in quelli che avevano un’aderenza inferiore al 90 per cento, il rischio è sì diminuito, ma solo del 21%. Secondo i ricercatori, questo tipo di protezione, chiamata Prep (Pre-Exposure Prophylaxis), potrebbe essere utile soprattutto per quegli uomini che, prostituendosi, non usano il preservativo; per quelli che sono a rischio di violenze sessuali, come accadere a detenuti; per chi perde le inibizioni perché sotto gli effetti dell’alcol. Il tenofovir, uno dei due principi attivi del Truvada, aveva già mostrato di funzionare come "barriera" contro l’Aids. Alla Conferenza internazionale di Vienna sull’Aids, dello scorso luglio, gli esperti avevano mostrato che grazie alla combinazione con un gel, il farmaco antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe al 54% con la massima aderenza alla terapia. I risultati, si leggeva nei risultati dello studio pubblicato su Science, parlavano chiaro: il gel battericida riduce del 50% la percentuale delle infezioni dopo un anno di utilizzo, del 39% dopo due anni e mezzo. "Il Truvada – dicono ora i ricercatori di San Francisco – ha una marcia in più rispetto al gel microbicida: è già disponibile e prescrivibile in molti paesi, mentre il gel c’è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni cliniche". Il test non è concluso. I 2.499 uomini coinvolti nella sperimentazione continueranno ad assumere il Truvada e ad essere controllati. In questo modo sarà possibile controllare la resistenza al farmaco e verificare l’eventuale presenza di effetti collaterali nel lungo termine. Finora, come conseguenza fastidiosa si è registrato solo il mal di testa. LE LINEE GUIDA USA 2 In merito al Truvada, il Center for disease control and prevention ha pubblicato le linee guida provvisorie per gli operatori sanitari. Eccole: 1) Il Prep ha dimostrato di ridurre l’infezione da Hiv tra gli uomini che hanno relazioni sessuali con altri uomini. Non ci sono dati in relazione alla sua efficacia tra gli eterosessuali o consumatori di droghe iniettabili. 2) Il farmaco sperimentato è il Truvada che è già in commercio. Tuttavia i pazienti devono sapere che la prevenzione rispetto all’Hiv non è attualmente indicata fra gli usi sull’etichetta del farmaco. 3) Il Prep deve essere utilizzato solo tra individui che sono Hiv-negativi. Prima di sottoporsi alla terapia è necessario fare il test. 4) Il Prep non dovrebbe mai essere visto come la prima difesa contro l’Hiv. Anche perché non protegge dalle altre malattie sessualmente trasmissibili. 5) Il punto cinque ricordare le regole basilari di prevenzione per gli uomini che fanno sesso con gli uomini, dal test sul partner all’uso del profilattico. 6) Il farmaco ha dimostrato di essere efficace solo se si rispetta il regime giornaliero. 7) Il Prep deve essere assunto sotto controllo medico.
Aids, funziona la pillola preventiva
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