I casi sono diversi, ma lo sbocco è unico: Airbnb , la più potente piattaforma per viaggi e affitti in tutto il mondo, ha il vizietto di scompartire nel momento in cui c’è una grana da sbrigliare e sorge una controversia tra i due soggetti della prenotazione.
Se fate un giro su internet, scoprirete una valanga di denunce e di sfoghi di questo genere. La madre che paga il conto del giovane figlio accusato di aver danneggiato la casa presa in affitto. La coppia di anziani che deve risarcire il proprietario di casa per i presunti danni causati dal loro gatto. Il professionista che ha prenotato una casa e si è ritrovato in una stamberga. Storie diverse, ognuna con una sua dinamica, ma tutte con lo stesso finale: a un certo punto, quando inizia il vero e proprio contenzioso, Airbnb scompare, e arriva perfino a chiudere l’account al cliente, senza dare alcuna spiegazione.
Eppure esiste, almeno sulla carta, un fantomatico Centro soluzioni che, per conto di Airbnb, dovrebbe gestire le controversie e accompagnare i clienti fino alla soluzione finale. Ma cosa accade in concreto? Semplicemente che, quando tutto va bene, Airbnb si limita a fare il primo passo, emettendo la sua sentenza sul contenzioso. E poi scompare. Per un motivo ovvio: seguire i clienti nella fase successiva richiede un impegno di tempo e di risorse umane, che si traducono in altri costi. Parola che, come le tasse, la famosa piattaforma non vuole neanche ascoltare.
Leggi anche:
- Airbnb, il carro armato che sta rovinando le città. Un’invasione che lascia i più deboli senza casa
- Giganti del web grandi evasori in Italia
- Uber e Airbnb, ci sono troppi buchi neri. Sessismo, lavoro nero, tasse non pagate…
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.