Siamo l’Italia borghigiana, per dirla con una celebre definizione del Censis. Ed è un’Italia che fa bene sperare per il futuro, per un nuovo modello di sviluppo, una nuova e sana crescita economica. L’ultimo segnale forte arriva dai borghi abbandonati che in molti casi si stanno trasformando in lucrose attività dell’albergo diffuso. Con due caratteristiche: massima attenzione al territorio, alle specificità locali e all’ambiente, e abbinamento tra attività turistica e commercio di prodotti artigianali ed agricoli a chilometro zero. Una vera filiera per un turismo di alta qualità.
ALBERGHI DIFFUSI
Gli alberghi diffusi nascono nel 1982 in Carnia da un’idea del professor Giancarlo Dall’Ara, per recuperare case e borghi ristrutturati in seguito al terremoto del 76′. Situati nei borghi, formati da più case preesistenti, si basano sulla gestione unitaria delle stesse, fornendo classici servizi alberghieri ai vari ospiti. Con il vantaggio di vivere a stretto contatto con i residenti. Ma la cosa davvero entusiasmante è che sono situati in borghi bellissimi, dato che il loro scopo è proprio quello di rivitalizzarli. Perché vengono definiti “diffusi”? Perché sviluppati secondo un modello orizzontale, difatti si estendono orizzontalmente nel borgo (camere da una parte, reception a qualche metro di distanza) anziché verticalmente come i classici alberghi.
COME FUNZIONA UN ALBERGO DIFFUSO
L’albergo diffuso, sviluppandosi nei piccoli borghi secondo un modello orizzontale, crea rete tra varie figure, dai proprietari degli immobili ai produttori locali, dai musei ai negozianti. E in questo modo valorizza, riqualifica, rivitalizza territori dalle enormi potenzialità, senza stravolgerli.
COME APRIRE UN ALBERGO DIFFUSO
Premesso che ogni regione ha delle normative locali, in generale per aprire un albergo diffuso bisogna decidere che tipo di impresa aprire, quindi segnalare l’inizio attività, la SCIA, presso lo sportello SUAP del proprio comune, compilandola con le informazioni richieste. Il numero di stanze minimo da avere di solito corrisponde a 7, collocate in due edifici, uno che deve fungere da struttura principale e l’altro per l’accoglienza degli ospiti. La distanza massima di quest’ultimo dalla “reception” è di 300 metri. Non occorre costruire edifici in questo caso ma recuperare quelli già esistenti, dato che è proprio questo l’obiettivo dell’albergo diffuso. Riqualificare ciò che c’è già sul territorio. Specialmente nei borghi più soggetti a spopolamento, che hanno bisogno di essere rivitalizzati.
VANTAGGI DEGLI ALBERGHI DIFFUSI
Alloggiando in un albergo diffuso si può godere di un servizio alberghiero completo contribuendo nel tempo stesso alla valorizzazione dei piccoli borghi, nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità locale. E in questo modo si ha la straordinaria opportunità di conoscere e vivere luoghi di incredibile bellezza, anche semi-sconosciuti, venendo a contatto con i residenti. Insomma, un modo di viaggiare più sostenibile e utile all’economia locale.
I vantaggi non riguardano solo i turisti ma anche i proprietari degli immobili e l’intera comunità dei borghi, che vengono così valorizzati. Produttori locali, negozianti, ma anche il resto degli abitanti, hanno l’opportunità infatti di contribuire all’offerta.
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GLI ALBERGHI DIFFUSI PIÙ BELLI D’ITALIA (DAL NORD AL SUD)
Gli alberghi diffusi si stanno così moltiplicando, dal Piemonte alla Sicilia, dal Friuli Venezia Giulia alla Basilicata. Le potenzialità del territorio sono enormi perché il 72 per cento dei comuni italiani ha una popolazione inferiore ai 5mila abitanti: in pratica, siamo circondati dai borghi.
Il motore delle nuove iniziative sono spesso le donne che collegano l’attività alberghiera anche all’enogastronomia. «E’ un cambiamento di grande portata, anche se all’inizio c’era molto scetticismo attorno alle nostre iniziative. Stiamo restituendo vita, dignità e prospettive a luoghi abbandonati, dove le comunità erano praticamente scomparse…» racconta Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’Associazione nazionale degli alberghi diffusi.
Se i primi esperimenti risalgono al 1994 a Sauris, Friuli Venezia Giulia, e al 1995, a Bosa, in Sardegna, i più famosi attualmente sono Sextantio, in Abruzzo, nato per recuperare il borgo di Santo Stefano di Sessanio, e le Grotte della Civita a Matera, albergo diffuso formato da 18 camere ricavate nelle grotte. L’idea è stata del filosofo svedese Daniele Kihlgren, che ha replicato in Basilicata il progetto di albergo diffuso realizzato con successo a Santo Stefano di Sessanio, in provincia di L’Aquila, nel cuore della zona colpita dal terremoto. E qui è tornata la vita, e un’attività economica sta dando grandi speranze ai giovani del luogo.
Dicevamo che uno dei primi esperimenti di questo tipo fu quello di Sauris, in provincia di Udine, dove l’impronta dell’albergo diffuso è ispirata all’escursionismo e all’alpinismo, durante tutto l’anno. Qui sono state perfino recuperate vecchie mulattiere come percorsi naturali.
In Toscana, a Cinigiano, sorge un albergo diffuso lussuoso chiamato Castel Porrona, che include eleganti camere in un contesto medievale. Qui si possono assaporare specialità locali nel ristorante Il Chiostro, rilassarsi in piscina o nella spa.
In Campania niente di meglio che soggiornare presso l’albergo diffuso Borgo di Castelvetere sul Calore, che include 17 alloggi con camere singole e doppie, un ristorante, una bottega, sale convegni e altre chicche sparse per le stradine di questo borgo incantevole.
La Sicilia vanta il Resort Borgo San Rocco, dal nome del borgo omonimo. Qui è possibile soggiornare in una delle 21 camere ricavate nelle case dei pescatori di inizio secolo. Mentre in Sardegna, a Orosei, sorge l’albergo diffuso Mannois, che include 50 camere ricavate in case storiche locali. Un alloggio di lusso dove rilassarsi vicino al mare.
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