Cinque anni fa sono stati i soldi dei contribuenti a evitare il crack, ora i conti della compagnia sono di nuovo in rosso. Il risultato di questa situazione, come leggiamo su L’Espresso, sono 3 miliardi di euro buttati al vento.
Stiamo parlando di Alitalia, la compagnia aerea nazionale per la quale ormai si prospetta un’unica soluzione: venderla ad Air France.
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“Cinque anni dopo Alitalia è tornata al punto di partenza. Non si sono rivelate sufficienti le norme costruite su misura, nel 2008, dal governo Berlusconi, la rimonopolizzazione di molte rotte nazionali, la riduzione del personale e del suo costo unitario. Il mercato sta dimostrando, nuovamente, che non c’è spazio per un medio vettore nazionale concentrato sul breve raggio: un operatore con queste caratteristiche non riesce a conseguire l’equilibrio economico”, così Ugo Arrigo, docente di Economia pubblica all’Università milanese della Bicocca analizza la situazione.
Per Arrigo, quella di Alitalia è stata una cattiva privatizzazione ma “non privatizzarla sarebbe stato comunque peggio e sarebbe peggio ora rimetterla in mani pubbliche dirette o indirette”.
Secondo l’economista della Bicocca: “il peccato originale risale alla mancata cessione ad Air France nel marzo del 2008. Da allora, tenendo conto di una serie di voci che comprendono gli oneri a carico del Tesoro per i mancati risparmi contributivi e tributari per le casse pubbliche, la disintegrazione del patrimonio netto, il mancato rimborso di obbligazioni sottoscritte dallo stesso Tesoro, se ne sono andati in fumo 4,8 miliardi, di cui 3,26 a carico dello Stato”.
Ecco così che la soluzione diventa una sola: Air France. Come spiega Marco Ponti, professore di Economia applicata al Politecnico di Milano: “La speranza è che qualcuno se la compri, me lo auguro per i dipendenti e per gli italiani. Air France è la più probabile acquirente, anche se non se la sta passando bene ed è logico che adesso se ne stia alla finestra, mentre il valore della compagnia, e dunque il suo prezzo, seguita a calare”.
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