L’alluminio, in cucina, è il migliore amico di chi prepara da mangiare o semplicemente si trova a dover conservare cibi e pietanze. Sempre a portata di mano, leggero, versatile, economico e multiforme: sotto forma di vaschette, vassoi multiuso, contenitori di ogni foggia, pellicola pratica e resistente, è uno dei materiali di cui le nostre cucine sono piene, comprensibilmente. Vista la praticità e le infinite possibilità d’uso, unitamente al prezzo irrisorio, sono sempre di più coloro che scelgono quotidianamente l’alluminio in cucina come contenitore per la conservazione di cibi crudi o piatti pronti. Tanto da farci domandare se tale materiale sia sicuro per la nostra salute o meno. Prima di tutto sgombriamo il campo dai facili allarmismi: i limiti di utilizzo in soggetti sani sono estremamente elevati. In condizioni ottimali di salute, l’alluminio, come sottolinea una ricerca dell’ EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma, ha un potenziale di tossicità che si sviluppa solo nel caso in cui se ne consumino oltre un milligrammo per chilogrammo di peso nell’arco di una settimana di utilizzo quotidiano. Una cifra molto alta, se si pensa che, considerando l’equazione 1mg/kg, un uomo adulto e sano di 70 kg può assumere senza rischi fino a 70 milligrammi di alluminio, ma il massimo che riusciamo a raggiungere anche utilizzando quotidianamente vaschette, pellicola e contenitori è di 5,7 mg, dieci volte in meno del limite.
L’alluminio per alimenti fa male?
In più, la quasi totalità dei milligrammi di alluminio assunti viene smaltita per vie renali: fino al 95% delle scorie sono eliminate in modo fisiologico dall’organismo anche abbastanza rapidamente, ma il problema sorge se si parla di categorie di persone più a rischio, come i bambini, gli anziani e le donne in gravidanza. Questo perché esistono gruppi di persone più vulnerabili alla tossicità dell’alluminio, proprio quelli con minore funzionalità renale: gli anziani, i bambini sotto i 3 anni in via di formazione, chi ha malattie renali e anche le donne in gravidanza. Dato altrettanto certo, infatti, è che la contaminazione dei cibi con l’alluminio dipenda da una combinazione di vari fattori, tra cui le modalità di uso, il tempo di conservazione, la temperatura e la composizione dell’alimento. Particolare attenzione, quindi, a cibi particolarmente acidi o molto salati, evitando di conservare, ad esempio, il pesce con del succo di limone o fettine di agrumi (cosa che spesso vediamo impressa in foto sulle confezioni).
Quando l’alluminio diventa tossico e come evitare rischi
Il Ministero della Salute, comunque, ha emanato delle linee guida in una speciale campagna informativa multicanale, sull’uso sicuro dell’alluminio, basata principalmente su 7 semplici step per essere sicuri che non diventi tossico. Prima di tutto, fondamentale è leggere l’etichetta, assicurandosi che i prodotti in alluminio siano idonei al contatto con gli alimenti, possibilmente seguendo le istruzioni per l’uso. Come detto,poi, evitiamo di utilizzare vaschette, fogli o contenitori per riporre alimenti acidi o salati, e conserviamo per più di 24 ore i cibi solo se in congelatore o in frigorifero. La temperatura di conservazione fa molto nello sviluppare tossicità, perciò, se sappiamo di dover conservare cibo per più di 24 ore a temperatura ambiente, scegliamo l’alluminio solo per gli alimenti secchi, come il caffè, la frutta secca, o la pasta, altrimenti preferiamo altri materiali.
Come usarlo correttamente
Attenzione al riutilizzo dei monouso: non è consigliabile farlo. Meglio scegliere direttamente contenitori lavabili e riutilizzabili, anche per avere minor impatto ambientale. Infine, stiamo attenti a non graffiare pentole, padelle e altre stoviglie e a non detergerli con prodotti aggressivi o abrasivi.
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