Orto in carcere, a Ragusa lo curano i detenuti

Un progetto per il reinserimento sociale quando saranno liberi. Oltre ai prodotti della terra, ci sono anche miele e formaggi

orto in carcere ragusa

Il carcere di Ragusa è al limite del collasso. Ospita 180 detenuti, dei quali 72 sono stranieri, a fronte di una capienza complessiva di 196 posti. Ma il punto di forza di questa casa circondariale è il fatto che oltre la metà dei detenuti svolgono attività utili per il loro reinserimento nella società una volta che saranno liberi.

ORTO IN CARCERE

Mentre scontano la pena, vanno a scuola, seguono corsi di alfabetizzazione, imparano lavori sartoriali (hanno anche realizzato mascherine per la pandemia), preparano pasti, svolgono attività nel campo delle pulizie e della manutenzione. E innanzitutto curano l’orto in carcere e all’esterno. La cura dell’orto, nel progetto curato dalla direttrice Chiara Morales, parte dall’idea di <valorizzare tutti il buono che c’è in un detenuto, non considerare sprecata e perduta la sua vita, potenziarlo e fare in modo che una volta uscito dal carcere non torni a delinquere, ma abbia un’esistenza normale>.

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CARCERE DI RAGUSA

I detenuti ammessi al progetto dell’Orto in carcere coltivano, con personale specializzato che li segue, lattughe, finocchi, zucchine, carciofi, cavolfiori. E persino avocado. I prodotti dell’orto vengono anche venduti all’esterno, e con il ricavato si mettono a dimora per la coltivazione altri spazi esterni, curati sempre dai detenuti. A forza di stare a contatto con la terra, i carcerati di Ragusa hanno imparato anche a produrre il miele e dei formaggi molto speciali. Trasformando così un carcere in un luogo dove è sempre possibile sperare di ricostruirsi una vita.

L’immagine è tratta dalla pagina Facebook dell’associazione “Ci Ridiamo Sù”

LE INIZIATIVE PER IL REINSERIMENTO DEI DETENUTI:

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