A Vicenza è in corso una mini-rivoluzione scolastica: è partito in via sperimentale il progetto “Zero rifiuti in mensa”. Obiettivi? Primo: eliminare l’uso dei piatti di plastica nelle mense scolastiche e ridurre i rifiuti. Secondo: risparmiare sugli appalti delle mense. Terzo: tagliare i costi per le famiglie. Posate, piatti e bicchieri, da casa: tutto infilato nella cartella degli alunni per l’ora del pranzo a scuola. Non è una scelta da recessione o da tempi di guerra, ma solo una buona pratica amministrativa, con la collaborazione delle famiglie.
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Gli amministratori della città hanno calcolato che l’impatto sulla rete di smaltimento della spazzatura del sistema usa-e-getta delle mense scolastiche è pari a 14 tonnellate di rifiuti. Un’enormità. A questo punto, la proposta del sindaco e degli assessori è la seguente: le famiglie si fanno carico di mettere nelle cartelle dei figli le stoviglie che così arrivano direttamente dalle case. E in cambio possono beneficiare di una riduzione del costo del singolo pranzo, oggi a quota 4,50 euro, in quanto il comune può a sua volta risparmiare con la fornitura delle mense scolastiche.
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In Italia anche il più piccolo, ma comunque significativo, cambiamento, deve sempre fare i conti con mille resistenze. Così a Vicenza c’è da superare lo scoglio dei veti sindacali nella scuola e degli insegnanti che sono preoccupati di un aumento di lavoro con le posate e i piatti portati da casa e non utilizzati e poi, zac, gettati nell’immondizia. Ma intanto la scommessa di eliminare la plastica dalle mense, anche con l’aiuto delle famiglie degli alunni, si sta giocando in tutta Italia. A Torino, 65mila piatti di plastica al giorno che finiscono nella spazzatura delle mense scolastiche, saranno portati a zero, sì: totalmente eliminati, entro la fine dell’anno. Come chiedono decine di firmatari dell’appello sottoscritto a Perugia (e pubblicato sul sito Firmiamo.it) per l’uso esclusivo di stoviglie biodegradabili nelle scuole.
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E la plastica dalle mense scolastiche è già stata archiviata a Firenze e Bologna, mentre in Sicilia qualche giorno fa è stata approvata una legge regionale che vieta l’uso di piatti, posate e bicchieri non biodegradabili nelle mense pubbliche. Anche a Napoli si fanno passi avanti: 88mila piatti al giorno per il servizio delle mense scolastiche, dei quali un 50 per cento biodegradabili e un’altra metà riutilizzabili, perché si tratta di stoviglie che arrivano da casa, come a Vicenza. I comuni ci provano, le famiglie collaborano, la scuola (anche se a fatica) fa la sua parte: solo così la sostenibilità, e il risparmio con il relativo taglio degli sprechi, possono uscire dalle nuvole dei buoni propositi e trasformarsi in concreti cambiamenti nell’interesse di tutti.
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