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di Leonardo Becchetti
La presentazione del rapporto 2010 dell’Agenzia Europea dell’ambiente è un’occasione particolarmente interessante per fare il punto sulla formidabile sfida della sostenibilità ambientale al nostro modello di sviluppo. E’ ben noto che la multidimensionalità dei problemi che abbiamo di fronte richiede strategie complesse e integrazione dei saperi. Oggi abbiamo piuttosto degli esperti di frammenti di realtà che non sono in grado di comunicare tra di loro. Esempio classico il contrasto tra economisti che guardano al problema povertà/disoccupazione e dicono che per risolverlo bisogna rilanciare i consumi. Mentre dall’altra parte gli esperti di scienze ambientali mettono in guardia contro l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo dicendo che bisogna decrescere o consumare meno per evitare di distruggere il pianeta.
Non possiamo non affrontare i due problemi apparentemente configgenti in maniera integrata cercando di trovare tutte le strade possibili per creare valore economico in maniera ambientalmente e socialmente sostenibile. Ricordando innanzitutto che non tutti i beni sono uguali. Fondamentale dal punto di vista ecologico la differenza tra beni che richiedono di essere prodotti nuovamente dopo ogni fruizione da parte del singolo consumatore (es. prodotti usa e getta) e beni che non lo richiedono (es. file audio, video). Importante ricordare inoltre che esistono molti settori nuovi dell’economia dove si crea valore migliorando l’impatto ambientale (le fonti di energia rinnovabile, le imprese che aiutano a ristrutturare gli edifici migliorandone l’efficienza energetica, ecc.). I dati pubblicati nel rapporto indicano alcune linee di tendenza molto interessanti.
Primo, la crisi economica ci ha fatto improvvisamente tornare in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Significativo rilevare che nella ripartizione settoriale la variazione di emissioni dal 1990 al 2008 è negativa per tutti i settori meno quello dei trasporti. Proprio sui trasporti si gioca (con esiti purtroppo ancora negativi) la partita tra effetto positivo del miglioramento dell’efficienza energetica ed effetto negativo dell’aumento dei volumi di inquinamento legati alla crescita della popolazione e dei consumi. Se infatti il consumo medio di carburante per chilometro scende del 15 percento dal 1990 al 2006, il totale dei consumi di carburante aumenta nondimeno del 20 percento nello stesso periodo perché in Europa circolano il 40 percento in più di automobili (e stiamo limitando l’analisi al continente europeo). Poiché problemi ambientali come quelli dell’inquinamento e del riscaldamento globale dipendono dai volumi totali se gli aumenti di efficienza non riescono a ridurre i volumi inquinanti non bastano ad invertire la rotta.
Quale speranza per il futuro ? Possiamo farcela se si incrociano alcune dinamiche positive: la corsa della tecnologia verso la maggiore efficienza energetica, la modifica dei meccanismi di creazione di valore economico abbandonando l’attuale modello dei consumi, la crescita dell’istruzione femminile nei paesi poveri ed emergenti che è il più straordinario meccanismo di riduzione della natalità esistente sul pianeta e dipende in maniera chiave dall’uscita dalla povertà. Dall’insieme delle forze attualmente in gioco (miglioramento della tecnologia dell’efficienza ambientale, crescita maggiore nei paesi emergenti che in quelli sviluppati con assunzione progressiva dei nostri modelli di consumo ma anche delle nostre dinamiche demografiche) derivano previsioni di una crescita degli abitanti del pianeta che arriverà ad un massimo di 9 miliardi di abitanti verso il 2050 per poi iniziare a declinare.
E’ nei prossimi anni che si giocherà la partita decisiva della sostenibilità ambientale. La vittoria di questa sfida passa in modo decisivo dalla modifica del nostro stile di vita. Non tutti i mali vengono per nuocere. Abbandonando forme parossistiche di consumo potremo riscoprire la ricchezza di molti beni non economici con effetti contro intuitivi e inaspettatamente positivi sulla nostra soddisfazione di vita.
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