La protezione dell’ambiente costa 4,6 miliardi di euro allo Stato italiano. Tanto il governo centrale ha pagato nel 2010 per contrastare inquinamento e deterioramento del territorio. La cifra è stata pubblicata nell’ecorendiconto dello Stato, che per la prima volta è stato fornito in allegato insieme al rendiconto generale dello Stato (in base alla legge 169/2009). L’importo corrisponde all’1,1% della spesa primaria collettiva, pari a 76,7 euro per abitante, e non contempla gli investimenti regionali, locali e di altro genere.
GLI SCOPI – A spulciare tra i dati è uno studio di Fondazione Impresa. «È vero che la spesa 2010 dello Stato per l’ambiente è di 4,6 miliardi», dice Cristina Cama, ricercatrice di Fondazione Impresa, «ma la cifra stanziata per quell’anno è di soli 3,879 miliardi, mentre quella impegnata davvero è di 3,798 miliardi». Che cosa significa? I pagamenti totali per l’ambiente sono stati di 4,6 miliardi ma inglobano cifre di gestioni precedenti. La nota dolente del rapporto si trova nella sezione dedicata al denaro versato o da versare. Qui si osserva che la velocità di pagamento lascia a desiderare. Su 3,8 miliardi soltanto 2,2 sono stati realmente tirati fuori dal «portafoglio» dello Stato. «Ci sono ritardi nei pagamenti», precisa Cama. «Soltanto il 58,4% della somma impegnata è stata consegnata».
SETTORI – I settori che hanno accumulato maggiori ritardi sono: l’abbattimento di rumore e vibrazioni che ha ricevuto il 4,5% della cifra pattuita, la protezione dalle radiazioni (10,9%), l’uso e la gestione delle acque interne (41,2%). E per finire la protezione aria e clima a cui sono andati 1,2 miliardi, il 32,6% degli impegni di spesa «È il settore che ha ricevuto di più», sottolinea Cama. Ma l’erogato effettivo ha raggiunto solo il 45%. Per la protezione e il risanamento di suolo e acque sono stati impegnati 979 milioni e 453 milioni per la protezione della biodiversità e del paesaggio.
EFFICIENZA – Non si sa se a esigere un maggior impiego di fondi, siano stati le operazioni di emergenza oppure l’innovazione. Una cosa è certa: alle imprese sono andati 1,7 miliardi in veste di contributi. «Soltanto un quarto della cifra totale, per la precisione il 23,9%, è servito per le spese correnti di gestione», aggiunge la ricercatrice. «Il 76,1% figura nel comparto investimenti e contributi». La cifra impegnata dallo Stato è bassa o alta? «Dipende», commenta Cama. «Se la protezione dell’ambiente è un bene primario, la cifra sembra esigua. Se non lo è, allora è corretta. Per esempio, nel 2009 il governo centrale ha investito di più per le energie rinnovabili che per la protezione dell’ambiente, ma queste non entrano nell’ecorendiconto». L’ammontare è in linea con quello degli altri Paesi europei. Ma i risultati lo sono?
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