Analisi in farmacia: perché evitarle

Manca la garanzia della firma del medico di laboratorio. I valori spesso non sono corretti. E possono mettere a rischio la terapia

ANALISI INUTILI DIABETE–

Sempre più spesso andiamo in farmacia a fare le analisi che ci vengono prescritte, ed evitiamo così i tradizionali laboratori, da quelli convenzionati con le Asl agli ospedali. Rischiamo però di sommare alcuni sprechi, e anche di rendere più complicata la valutazione del medico curante che ha richiesto le indagini. Innanzitutto in farmacia nessuno si prende la responsabilità delle analisi, manca la fondamentale garanzia del medico di laboratorio. Eppure sono dati che possono essere decisivi per valutare le condizioni del paziente e decidere la terapia. In secondo luogo, pensiamo di risparmiare, ma non sempre è così: abbiamo già denunciato lo spreco dei costi eccessivi dei servizi offerti dalle farmacie, comprese le analisi. E quando un medico ci prescrive delle analisi, si aspetta che arrivino da un laboratorio convenzionato con la Asl o da un ospedale, non da una farmacia.

Il terzo elemento è forse il più grave. Come spesso denunciano le associazioni di categoria dei medici di laboratorio, i dati delle analisi in farmacia spesso non sono corretti, e appaiono molto distanti da quelli rilevati in laboratorio. La giornalista del Corriere della Sera Milena Gabanelli, ha fatto un test sul campo per poi elencare una serie di misurazioni in cui la differenza riscontrata è rilevante: nella misurazione del «colesterolo cattivo» (Ldl), per esempio, l’analisi dello stesso campione ha prodotto un risultato di 131 milligrammi per decilitro (mg/dL) in laboratorio, e di 112 con il Point of care test: la sottostima media è del 14,5 %, ben superiore al margine di errore ammesso dai laboratori clinici. Nella misurazione del «colesterolo buono» (Hdl) il risultato è di 57 milligrammi per decilitro (mg/d) in laboratorio contro 49 del Point of care test. Sottostima media del 14%, anche in questo caso significativamente superiore alla differenza tollerabile. Per i trigliceridi, addirittura, è stato osservato un valore più alto con il Point of care test rispetto al laboratorio, ossia in media 143 milligrammi per decilitro (mg/dL) contro 80 mg/dL: la sovrastima è del 44%.

A sua volta Federfarma, l’associazione di categoria dei farmacisti, replica a queste obiezioni sull’attendibilità delle analisi ricordando che il prelievo di sangue capillare è effettuato da farmacisti appositamente formati sulla corretta esecuzione dei test, seguendo procedure standard per assicurare la correttezza del test. La procedura standard prevede una successione di passaggi accurata e puntuale che va dall’accoglienza del paziente fino alla consegna del risultato del test. In particolare, la parte preanalitica relativa alla raccolta del campione: l’igiene delle mani, la temperatura delle stesse, il giusto calibro del pungidito, l’eliminazione con tampone della prima goccia di campione ematico e altri fattori qualificanti garantiscono l’affidabilità dell’esame.Inoltre, gli strumenti impiegati in farmacia sono proprio macchine da laboratorio che processano sia campioni di sangue capillare che campioni di sangue venoso: innumerevoli sono i casi in cui – a parità di condizioni di esecuzione – le macchine utilizzate in farmacia forniscono risultati identici a quelle di laboratorio.

Un’autodifesa legittima, che però non toglie nulla alle obiezioni sostanziali sulle analisi fatte in farmacia invece che in laboratorio. La conclusione è presto detta: le analisi, anche solo di routine, non vanno fatte in farmacie, altrimenti sono solo uno spreco di soldi e un rischio per la salute. L’unica eccezione può riguardare, con il consenso del medico, un periodico monitoraggio che può essere necessario una tantum.

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