ANIMALI UCCISI DALLA PLASTICA IN MARE
Possono, i rifiuti causati dall’uomo menefreghista, uccidere animali indifesi? Si, e succede ogni giorno. È proprio quello che è capitato ad un capodoglio maschio rinvenuto senza vita lungo le rive di Cabo de Palos, nella regione spagnola della Murcia. Quasi trenta i chili di plastica che sono stati trovati nello stomaco di questo essere mastodontico, lungo ben dieci metri, e appartenente a una specie già a rischio d’estinzione. E non solo plastica: a uccidere il povero animale ci hanno pensato anche boe, corde e pezzi di rete scambiati per cibo.
CAPODOGLIO UCCISO DALLA PLASTICA IN SPAGNA
Il capodoglio ha vagato per giorni in acqua prima di perdere la vita, impossibilitato a ingerire cibo a causa dei danni subiti dal suo apparato digestivo in seguito all’ingestione dei rifiuti tra cui un enorme bidone di plastica. L’ennesimo evento tristissimo che colpisce gli animali, e che deve far riflettere ognuno di noi su una questione importante: se non si fa qualcosa per fermare tutto questo, nel 2050 gli oceani saranno pieni di plastica, non più di pesci. Basti pensare che già oggi, nell’Oceano Pacifico, galleggiano 80mila tonnellate di plastica che occupano un’area grande tre volte la Francia. Un numero da capogiro, e la colpa è solo nostra.
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ANIMALI UCCISI DALLA PLASTICA
Proprio davanti a questa realtà le autorità regionali della Murcia hanno lanciato una campagna per tentare di porre un freno all’inquinamento degli oceani. Diverse le proposte, a partire dai 19 incontri e conferenze sul tema già fissate, mirate a ripulire le spiagge e a sensibilizzare i cittadini sui pericoli derivanti dall’utiizzo di oggetti monouso.
Ma il compito principale, come sempre, spetta a noi: solo modificando i nostri comportamenti ed evitando il consumo e soprattutto l’abuso di plastica e inutili imballaggi potremo compiere finalmente un passo in avanti per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo.
(Le immagini sono tratte dalla pagina Twitter del Murcia Regional Government)
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