Enzo Suma ha tante passioni che hanno a che fare con l’ambiente. Fa la guida naturalistica in Puglia, è un escursionista, un fotografo, ha una laurea in Scienze ambientali all’università Cà Foscari di Venezia, pratica il kitesurfing in mare, ma innanzitutto è l’inventore di un museo che tutti i lettori di Non sprecare dovrebbero visitare. Anche se solo virtualmente. Si chiama Archeoplastica e contiene una vera e propria raccolta di scempi. Fatti con le nostre mani.
ARCHEOPLASTICA
Il museo virtuale, che potete visitare partendo da qui contiene reperti, rifiuti di plastica abbandonati sulle spiagge, che partono dagli anni Sessanta, e sono continuamente aggiornati con nuovi oggetti. C’è di tutto. Tra i pezzi rari degli anni Sessanta ci sono, per esempio, i primi flaconi per le creme solari, ancora perfettamente integri, e ciò fa capire quanto sia lungo il processo di degrado della plastica. Il boom dei flaconi di detersivi invece arriva con anni Settanta, mentre negli anni Ottanta si vedono le buste per le patatine in plastica.
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ENZO SUMA
Enzo Suma, con questa creatura, sta provando a sensibilizzare le persone, senza troppi proclami e frasi generiche, ma con un gesto forte e visibile, a usare meno plastica. E innanzitutto a non smaltirla a mare, nelle spiagge e nei luoghi sbagliati. L’effetto è molto efficace, e c’è perfino una galleria degli orrori con immagini scattate da Suma sulle spiagge italiane invase dai rifiuti, specie di plastica. Colpiscono tante bambole e una macchinetta per fare il caffè, abbandonata tra la sabbia.
Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook di Archeoplastica
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