Sait, artigiano curdo che crea giochi col legno abbandonato. Dalle bombe a Roma per inseguire una passione

Vecchi mobili, cassette per la frutta, tavole rotte. Sait le recupera e le rende giocattoli. Ha imparato a costruirli da piccolo, sotto le bombe, in un villaggio del Kurdistan turco ai piedi del monte Ararat

artigiano del legno

Lavorare il legno è arte di cura e pazienza, soprattutto farlo con un coltello.Farlo con un coltello, da piccolo, nel Kurdistan turco, quando sulla testa vedi le ombre minacciose delle bombe è il naturale andamento delle cose se sei un bambino che non ha giocattoli.

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ARTIGIANO DEL LEGNO

Nasce così la passione per il legno di Sait Dursun, 37enne curdo in Italia dal 2002, che con le sue mani, la sua pazienza e il suo tempo crea giocattoli partendo dal legno che nessuno vuole più, recuperando vecchi mobili, tavole, cassette della frutta che l’abbondanza e l’inciviltà fanno accumulare accanto ai cassonetti.

A insegnargli l’uso degli strumenti per lavorare il legno è stato suo padre, in un villaggio sperduto ai piedi del monte Ararat, che di mestiere riparava gli attrezzi dei contadini del posto. Sait stava ad osservarlo, piano piano rubando con gli occhi quelle abilità, e cominciando a costruire giocattoli in legno sia per lui che per gli altri bambini del villaggio. La materia prima era poca, come sempre accade nei luoghi dei conflitti, così Sait ha imparato anche un’altra arte, quella del riciclo, del dare vita a un nuovo oggetto partendo da qualcosa destinato a finire.

Arte che lo accompagna ancora oggi: presso lo spazio sociale del Villaggio Globale del quartiere Testaccio di Roma, da sempre spazio aperto, accogliente, solidale e multiculturale, Said ha aperto un piccolo laboratorio autogestito, una falegnameria che  affianca al suo lavoro ufficiale di interprete presso per le commissioni territoriali per il riconoscimento del diritto d’asilo.

artigiano del legno

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SAIT DURSUN LABORATORIO GIOCATTOLI

Quando guarda una tavola di legno o un vecchio comodino abbandonato, Sait vede già un modellino di un’automobile, o un cavalluccio, o una sagoma di animale.

In principio erano solo i giocattoli per i suoi figli e gli amici dei suoi figli, ma adesso, grazie alla possibilità che gli è stata offerta dal Villaggio Globale, ha iniziato a pensare di farne dei prototipi da destinare alla vendita.

Non ancora ufficialmente immessi sul mercato, Sait sta valutando una serie di contatti commerciali che gli consentano di tenere in piedi la sua attività. Che non è solo un hobby, Né soltanto un mestiere, ma un vero e proprio legame con il passato. Sia il suo personale, che quello dell’uomo.. Insegnare alle nuove generazioni il legame con i giocattoli in legno significa creare un ponte tra quello che siamo stati e il futuro, i bambini, appunto, nonché permettere loro di abbandonare per un momento tutte le diavolerie elettroniche in cui siamo immersi.

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FALEGNAMERIA VILLAGGIO GLOBALE

Sulla bottega di Said campeggia un arcobaleno e un sole, che sono in un certo qual modo i suoi simboli, e la parola DAY, neanche a farlo apposta le iniziali dei suoi figli. Messaggi belli, positivi e ottimisti che parlano di rinascita, che ci raccontano una storia di nuovi inizi. Dall’infanzia in guerra, al passato da clandestino in Bosnia in mano ai trafficanti di uomini, fino all’Italia, a Roma e alla sua piccola bottega.

Nella vita di Sait è tornato a splendere il sole, anche se, come raccontano i responsabili del progetto, rischia presto di abbattersi un temporale sia sulla falegnameria di Sait che sulle tante altre piccole realtà artigiane tenute insieme dal Villaggio Globale: a causa di una recente direttiva del Comune, sono a rischio sgombero.

(Immagine in evidenza e a corredo del testo screenshot del video di RepubblicaTV

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