Le buche dell’asfalto sono un problema annoso, che assume contorni tragicomici quando non diventa un pericolo per l’incolumità di automobilisti, centauri e ciclisti, e soprattutto che coinvolge tutta una serie di problematiche e responsabilità a più livelli: dal malgoverno delle città, alla semplice incuria passando per la scarsa manutenzione e a materiali spesso scadenti, e costosi.
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ASFALTO FATTO CON PNEUMATICI
Il problema del deterioramento del manto stradale non è solo italiano: in Messico, per esempio, il fenomeno raggiunge dimensioni più che serie. A causa della pioggia, che in alcune zone del paese e in alcuni periodi dell’anno cade copiosa, l’asfalto cede provocando buche e vere e proprie voragini. Che possono diventare pericolose e rendere le strade inagibili isolando paesini e villaggi.
Per questo un giovane studente di ingegneria, Israel Antonio Briseño Carmona, si è dedicato allo studio e alla ricerca di un materiale che riuscisse a minimizzare l’impatto delle piogge e dei fattori di corrosione, e che, anzi li sfruttasse.
L’ipotesi di partenza è proprio quella di sfruttare l’acqua come elemento che permetta la rigenerazione dell’asfalto, la sua autoriparazione, come se si cicatrizzasse. Non è il primo materiale autoriparante ad essere inventato, ma è di certo il primo i cui componenti, a contatto con l’acqua, vanno a riempire le crepe che si sono prodotte.
Il materiale di cui è composto questo particolare asfalto si chiama Paflec, e a contatto con l’acqua crea una pasta di silicati di silicio, componenti elastici e resistenti ottimi per riparare fessure, crepe e buchi. Non solo: il Paflec (Pavimento de Goma Autorregenerativo) è fatto con la mescola degli pneumatici riciclati, cosa che permette di abbattere i costi e averne sempre a disposizione, vista la quantità di gomme per auto e moto che si smaltiscono ogni anno.
Costruendo strade e autostrade in questo materiale, inoltre, si vanno sicuramente a ridurre gli interventi di manodopera e si rendono più sicuri e comodi i collegamenti con le città.
ASFALTO CHE SI RIPARA DA SOLO
Un’idea geniale, che è valsa a Israel, studente brillante della Coahuila Autonomous University, il plauso della comunità accademica e un riconoscimento ufficiale da parte della sua università, che non è stato soltanto formale: la pavimentazione esterna degli edifici, infatti, è stata realizzata con il Paflec.
Ma questo non è l’unico riconoscimento a giungere a Carmona, insignito con il premio James Dyson Award che premia ogni anno i 20 migliori progetti internazionali di ingegneria che propongano soluzioni utili alla collettività, con uno sguardo attento all’ambiente e all’eco-compatibilità dei progetti.
Per questo l’invenzione del giovane studente messicano era il progetto perfetto per ricevere le trentamila sterline di premio: green, economico, sostenibile, che porti dei benefici concreti alla vita di tutte e tutti.
Al premio Dyson, giunto quest’anno alla quindicesima edizione, insieme al progetto vincitore, sono state candidate invenzioni altrettanto interessanti, come le posate realizzate con le patate, il dispositivo che rileva dei melanomi, o la bio-plastica fatta con gli scarti del pesce.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratte dall’account Twitter dell’Università di Coahuila)
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