Peggiora la corruzione in Italia. Secondo l’ultimo rapporto appena pubblicato di Transparency International il nostro paese scivola di tre gradini (dal 69esimo al 72esimo posto) nella classifica mondiale dei paesi più corrotti del mondo e si piazza allo stesso livello della Tunisia. Un passo indietro che, secondo alcuni osservatori, è collegato anche all’aggravarsi della crisi. E uno scivolamento che ci distanzia ulteriormente dalle altre nazioni dell’Unione europea. Gli altri paesi dell’Europa mediterranea e del club dei Pig (la lista dei cattivi per i conti pubblici in disordine) come Irlanda, Spagna e Portogallo, sono piazzati attorno al trentesimo posto della classifica, mentre la Francia è 22esima e la Germania 13esima.
D’altra parte la distanza con il resto d’Europa è confermata anche un altro dato: la metà della corruzione nell’Unione è concentrata proprio in Italia. Quanto ai costi e all’enorme spreco di denaro pubblico che si nascondono dietro il fenomeno della corruzione, è stata la Corte dei Conti a fornire dati aggiornati e precisi. Si calcola che gli italiani paghino un conto di 60 miliardi l’anno per la corruzione, mentre i costi delle opere pubbliche, in seguito a tangenti e passaggi opachi, lievitano almeno del 40 per cento.
Corruzione e burocrazia sono alla base anche di un altro fenomeno preoccupante in piena crescita: la fuga degli stranieri. Il Wall Street Journal ha pubblicato le ultime statistiche con le iniziative degli stranieri in Italia e si è così scoperto che dall’inizio dell’anno il ritiro degli investimenti in Italia è stato pari a 1,6 miliardi di euro, al netto dei nuovi fondi spesi sul nostro territorio. Una vera fuga. La corruzione è uno spreco e un costo che paghiamo noi: teniamolo presente quando qualcuno avanza strane richieste anche solo per accelerare una normale pratica burocratica.
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