Per caricare e inviare un video ingiurioso, diffamatorio o calunniatorio servono circa 60 secondi. Per una foto anche meno, basta solo un tocco per inoltrarla su Whatsapp o su un qualunque servizio di messaggistica istantanea.Il tempo per rovinare una vita è minimo, gli effetti, grazie alla replicabilità e all’instantaneità della rete, sono massimi: spesso le vittime non hanno modo di fermare video, foto, o screenshot, che rischiano di rimanere esposti al crimine digitale potenzialmente per sempre.
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AUMENTO DEL CYBERBULLISMO DURANTE IL LOCKDOWN
Bullismo digitale: una forma subdola di persecuzione a causa della quale i social network, i forum, le piattaforme di interazione o di messaggistica diventano luoghi non sicuri e pieni di insidie, in cui ognuno di noi rischia di incappare nelle maglie di questi spietati e annoiati criminali digitali. Un fenomeno trasversale, in aumento esponenziale negli ultimi anni, in cui la vittima rischia di essere ancora più esposta alla vergogna e chi bullizza sempre più difficile da combattere, per via delle caratteristiche intrinseche della rete. Il bullo digitale è intangibile, replicabile, spesso nascosto dietro un’anonimità che lo fa sentire invincibile. Non conosce orari e si muove in branco, un branco che può essere composto da chiunque abbia una connessione ad internet e un device con il quale accedervi.
I numeri del fenomeno sono da brividi: l’ultima rilevazione del sito Parole Ostili, che si occupa di cyberbullismo e discorsi d’odio sulla rete confermano che il 6% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di bullismo in rete mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio di violenza verbale. Numeri che, con il lockdown da emergenza sanitaria, hanno subito un’impennata preoccupante.
Solo nell’ultimo mese, vista anche la prolungata e imposta necessità di essere connessi per seguire la didattica online, sono state 121 le vittime di cyberbullismo, 89 delle quali insegnanti impegnati sulle piattaforme di insegnamento a distanza.
Lo segnala, dopo un attento lavoro di monitoraggio, la Fondazione Carolina, che prende il nome dalla prima vittima di cyberbullismo in Italia. A dirigerla, il padre Paolo Picchio. Ogni giorno, durante la quarantena da Covid-19, la fondazione ha ricevuto segnalazioni di video osceni durante le lezioni online, violenze verbali contro i docenti e gli altri studenti connessi. Tutte arrivano da scuole, società sportive, associazioni, persino dagli oratori, come rivela il segretario generale Ivano Zoppi in un’intervista al quotidiano Avvenire.
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CYBERBULLISMO E LOCKDOWN
In effetti, è facile considerare come tutte le criticità del vivere online e delle identità virtuali esplodano in un periodo in cui noia, perdita di scopo e una reclusione forzata acuiscono delle problematicità che già durante l’adolescenza e la preadolescenza sono particolarmente presenti. La voglia di trasgressione e di violenza, la rabbia mal gestita, fanno il resto: nella sicurezza di una camera si può partecipare a gruppi come “Invadiamo le video lezioni”, dove ci si scambiano i link delle proprie aule virtuali per infastidire insegnanti e compagni. “Scherzi” infantili, ma anche sacche nere della parte più oscura della rete: gruppi sui social-network in cui si inneggia allo stupro e al femminicidio, si postano foto di amiche o sconosciute contro le quali si scaglia ogni nefandezza possibile per compiacere il branco. Odio contro le donne, omolesbotransfobia, razzismo. Gli adolescenti li vedono ogni giorno, e vi partecipano. Quando non prendono parte, stanno bene attenti a non intervenire, a non disturbare i bulli, per non diventare vittime a propria volta. Così, dietro il dito del sempreverde’”è solo una foto” si nascondono criminali involontari, che spesso non hanno la percezione di stare compiendo un atto immorale quando non illegale. La perdita di empatia delle relazioni online è infatti il primo problema su cui famiglie, istituzioni educative e media-company devono lavorare, insegnando a chiunque utilizzi un computer, uno smartphone e la connessione ad Internet, che le parole sono pietre una volta scagliate, e che un video o una foto condivisa in rete per scopi poco nobili non verrà mai cancellata, si replicherà all’infinito e non ci sarà possibilità di fermarla, e che, quindi, il dolore di chi subisce il bullismo digitale si riproporrà ogni volta in cui, in dieci secondi, quella foto o quel video verranno aperti e ricondivisi.
La Fondazione Carolina è già corsa ai ripari, preparando un report sul fenomeno contenente anche una panoramica sui principali videogame online e sulle chat di gruppo, ma anche una guida sulla netiquette della vita online, cioè norme e leggi che devono regolamentarla, scaricabile gratuitamente dal sito della fondazione stessa. Al lavoro hanno collaborato gli esperti di Pepita Onlus, associazione che si occupa di minori e di adolescenti e che supporta educatori e volontari contro i fenomeni di bullismo e violenza.
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