AUMENTO PEDAGGI AUTOSTRADALI 2015 –
Ci sono aumenti striscianti, continui e forse per questo più odiosi per i consumatori. Un caso emblematico è quello dei pedaggi autostradali che negli ultimi quindici anni sono cresciuti del 70 per cento, il doppio dell’inflazione. L’ultima botta è arrivata alla fine dello scorso anno: il governo Renzi non ha battuto ciglio e ha consentito un incremento delle tariffe del 3,9 per cento, più o meno quello che avevano chiesto le società concessionarie. Con alcune punte eccellenti: la Torino-Aosta, per esempio, è schizzata del 15 per cento, la Venezia-Trieste del 12 per cento e in generale le autostrade venete sono aumentate del 14 per cento, come segnala l’Osservatorio nazionale della liberalizzazione dei trasporti.
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Già, le liberalizzazioni e le privatizzazioni. Questo sciagurato aumento dei pedaggi è iniziato proprio alla fine degli anni Novanta, quando è stata privatizzata, con un bel regalo, la società pubblica Autostrade. Da quel momento le cose sono sempre peggiorate. Sia dal punto di vista dei costi (con l’aumento dei pedaggi) sia per quanto riguarda la manutenzione e l’ammodernamento della rete (con la diminuzione dei lavori). I concessionari, che hanno una sorta di monopolio grazie a continue proroghe firmate dai vari governi, negli ultimi anni sono riusciti a portare a casa anche un altro, fondamentale privilegio.
Il 60 per cento dei lavori autostradali, come deciso dal governo Berlusconi del 2009, deve essere fatto «in house». Cioè dalle stesse aziende che hanno le concessioni. Così un automobilista, senza saperlo, paga due volte le società concessionaria: la prima con il biglietto, la seconda con i lavori affidati sempre ai soliti noti. Intanto, mentre il mercato è stato azzerato, i lavori di ammodernamento procedono a rilento, con casi clamorosi come quello che abbiamo visto a proposito della Palermo-Catania. E milioni di italiani, che si spostano lungo le autostrade per andare e tornare dal lavoro, sono costretti a subire la doppia stangata.
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