Ci sono almeno due aspetti, molto importanti per gli automobilisti, sui quali i proprietari di auto elettriche potrebbero essere stati ingannati. Il primo: il dato reale sull’autonomia delle batterie, gonfiato dalla case costruttrici. Il secondo: la perdita di efficienza della batteria con il passare del tempo e con l’aumento dei chilometri percorsi, valori importanti per le valutazioni del consumatore.
L’Antitrust ha aperto un’indagine, per il momento mettendo nel mirino i cinesi di BYD, i franco-italiani di Stellantis (Fiat), gli americani di Tesla e i tedeschi di Volkswagen. Secondo il Garante <i costruttori non hanno dato tutte le informazioni chiare su due informazioni importanti, e cioè autonomia reale e degrado della batteria>. Il trucco dei costruttori sarebbe questo: l’autonomia delle batterie, che diventa un fattore di marketing e di pubblicità, sempre in aumento, viene calcolata sulle piste dedicate alle prove su strada. Nei fatti, però, le cose cambiano, specie quando aumenta la velocità e si circola all’esterno dei centri urbani e l’autonomia diventa così decisamente inferiore a quella dichiarata dall’azienda costruttrice dell’auto. Secondo i primi calcoli, al momento provvisori, la percorrenza reale è inferiore di almeno un quarto rispetto al dichiarato in ciclo di omologazione WLTP. Ma tutto varia in funzione anche dello stile di guida (maggiori le accelerate, inferiore la percorrenza), dell’utilizzo del climatizzatore o di altri dispositivi del mezzo, della temperatura estremamente alta o bassa che può influire sull’efficienza della batteria un’accelerazione rapida e una guida ad alta velocità riducono l’autonomia di una singola ricarica. In pratica il Garante sostiene che le quattro aziende siano state poco chiare nell’illustrare tutti i dettagli al consumatore, così da prevenire brutte sorprese come quella di comprare un veicolo con 600 km di autonomia dichiarata, e guidare invece ogni giorno lo stessa macchina che di chilometri ne assicura 400 km nell’uso reale.
Quanto all’altro dato, la perdita di efficienza con il passare del tempo, i costruttori hanno scelto finora la strada più facile ma anche più opaca: il silenzio. Il degrado dell’accumulatore varia in base al ciclo di ricarica, alle abitudini d’uso, alla manutenzione, alle condizioni meteo e mette in pericolo la trasparenza della garanzia convenzionale sulle batterie: generalmente otto anni e 160.000 chilometri, che è più della durata minima legale di 24 mesi, vincolata al fatto di fare i tagliandi presso la rete ufficiale della casa produttrice dell’auto.
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