Andiamoci piano con l’autostima. In tempi di incertezza e di sospensione, ma pur sempre di grande competizione tra le persone, la fiducia nei propri mezzi è comunque uno strumento importante per andare avanti. Quasi un’arma di sopravvivenza. Inoltre, un insieme di giudizi positivi, che collegati uno con l’altro da una fitta rete di fili portano all’autostima e all’apprezzamento di se stessi, è anche il modo più efficace per scavare dentro. E conoscerci. Approfondire la nostra natura, anche andare a capire dove nascono i nostri comportamenti più frequenti e in quale rapporto vanno messe le aspettative che abbiamo con i risultati ottenuti.
Ma è in questa ricerca che possono iniziare i problemi, con lo spreco dell’autostima che utilizziamo in modo surrettizio. Se parlate con uno psicologo vi dirà, e ne avete traccia anche su Internet, quali sono i meccanismi che aiutano a coltivare l’autostima. Alcuni utili, altri davvero poco significativi. Tra i primi ci sono sicuramente la capacità di potenziare le facoltà cognitive (a partire dall’antico conosci te stesso), l’autocontrollo e l’abituarsi a convivere con i propri difetti e con i propri limiti.
Tra l’altro autostima è un esercizio che spesso gli analisti sollecitano ai loro pazienti: un invito a darsi una mossa, a non restare prigionieri degli eventi, paralizzati dalla paura e dall’impotenza. Una spinta a uscire dal cono d’ombra della depressione, anche con la possibilità di sopravvalutare le nostre capacità.
E allora dove sta il rischio? Nella natura umana. Le persone tendono comunque a sopravvalutare i loro pregi e a ignorare i propri difetti. Questo è un atteggiamento naturale, non c’è bisogno dell’analista per attivarlo. Il cervello è un abile maestro nel nascondere informazioni spiacevoli, verità scomode che potrebbero farci dubitare di noi stessi, e di farci sentire, piuttosto gonfi, dalla parte del giusto. Una dinamica che si replica nei tre universi dell’autostima: cognitivi, affettivi, sociali.
Quando l’autostima raggiunge il suo apice, sul piano cognitivo, arriviamo fino all’illusione di essere forniti di una sorta di onnipotenza nelle nostre competenze. Fecero scalpore alcuni anni fa, quando iniziarono le ricerche sulla genesi e sugli effetti dell’autostima, i risultati di test pubblicati sul British Journal of Psychology. Più della metà degli automobilisti è convinta di guidare meglio della media, e non è disponibile a cambiare idea, a ridurre la sua enorme autostima al volante, neanche se ha appena avuto un incidente.
Ancora peggio è andata con i professori universitari e con i detenuti. Il 94 per cento dei docenti che insegnano nelle varie facoltà dichiara di farlo «molto meglio» della media dei suoi colleghi. L’autostima porta a sentirsi, anche in cattefra, un essere superiore. La maggioranza dei detenuti, in carcere per rapina o per violenza, si considera più onesti, più gentili e più degni di fiducia, delle persone con le quali condivide una pena da scontare in un penitenziario.
Sul piano affettivo, quando l’autostima si alza oltre la soglia di sicurezza, ci si considera esseri sentimentalmente superiori rispetto al partner. «Non mi ami come io amo te» è la sintesi di questo ragionamento, premessa per arrivare in tempi molto più brevi del prevedibile a una non pacifica separazione. Oppure: «Io sono sempre dalla tua parte, tu non ci sei». Come se il partner tradisse il patto di ferro di una relazione d’amore fondata sulla complicità.
Nella sfera sociale l’autostima trova un potentissimo strumento di diffusione nella tecnologia, e in particolare nell’uso compulsivo dei social network. Uno studio della Cornell University di New York dimostra come gli abituali frequentatori di Facebook sono persone nelle quali il livello di autostima aumenta decisamente rispetto alla media. Si cerca, online, la conferma della propria opinione e della propria verità; ci si convince che l’opinione degli altri conta meno di zero; si spargono giudizi e sentenze dall’alto di una presupposta superiorità, anche morale. A quel punto il passo dall’autostima, svuotata di un minimo di buonsenso e di ragionevolezza, verso il narcisismo patologico diventa brevissimo.
Frasi celebri sull’autostima
- <Mi chiedi qual è il mio progresso? Ho iniziato a essere amico di me stesso>Lucio Anneo Seneca
L’autostima è anche un modo per scoprirsi, conoscersi da vicino. E in questo senso non va sprecata: prima o poi ci porterà a crescere in modo sano, a dare spessore ai nostri ragionamenti, autorevolezza alle opinioni che esprimiamo. Restando coi piedi per terra e non dimenticando che l’autostima non è incompatibile con l’empatia. Anzi.
- <Se uno crede in quello che fa, se la cava sempre meglio, perché è libero da implicazioni emotive> Charles Bukowski
Qualsiasi cosa facciamo, credendoci con passione, è fatta meglio. E riesce meglio. Non è detto che non ci siano “implicazioni emotive”, ma sicuramente sono accompagnate dalla lucidità di chi ha un forte desiderio di raggiungere il traguardo. E di superare gli ostacoli, anche quando sembrano insormontabili.
- <Possiamo ottenere l’approvazione degli altri, se agiamo bene e ci mettiamo d’impegno nello scopo; ma la nostra stessa approvazione vale mille volte di più> Mark Twain
Quando siamo convinti, e approviamo ciò che facciamo, scatta un’energia misteriosa quanto potente. Cercare il consenso degli altri può essere utile, talvolta indispensabile: ma senza la nostra determinazione, in termini di autostima, è solo fatica sprecata.
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