Avvocato di strada: la rete in aiuto dei clochard

Sono mille volontari, in tutta Italia. Professionisti che gratuitamente danno assistenza a chi è stato licenziato, ai senzatetto. O alle donne alle quali tolgono i figli

avvocati di strada

Mille volontari che non sprecano il loro tempo e  aiutano, gratuitamente, chi non può permettersi di pagare qualsiasi parcella per assistenza legale. Un network capillare in tutta Italia, con l’ultima sede si è appena aperta a Perugia. E così l’associazione di volontariato Avvocato di strada è arrivata a 56 postazioni in tutte le regioni italiane.

AVVOCATO DI STRADA

Più della metà di queste pratiche riguardano immigrati, regolari ma poveri, e privi dei mezzi per affrontare un qualsiasi contenzioso. Una multa non pagata, un divorzio da gestire, la pensione da richiedere, il lavoro pagato in nero: per ciascuna di queste pratiche l’associazione Avvocato di strada interviene gratuitamente, attraverso la rete dei suoi sportelli, e copre anche le spese legali. Non mancano anche cause istruite per la violenza subita da un immigrato, come nel caso di S.H., aggredito e pestato, a Milano, da due ragazzi che volevano derubarlo. L’associazione è riuscita a fare condannare i due aggressori a 4 anni e 8 mesi di reclusione, e ha ottenuto anche per l’assistito un risarcimento di 25mila euro.

QUANDO NASCE AVVOCATO DI STRADA

L’idea di questo format del volontariato ha trovato la sua genesi in Emilia Romagna, dove l’immigrazione è diventata centrale per l’intero apparato produttivo. E dove sono frequenti i casi di discriminazione sul lavoro proprio degli immigrati, senza i quali interi settori avrebbero seri problemi di produzione. Avvocato di strada nasce a Bologna nei primi anni del Duemila e da allora sono state assistite gratuitamente oltre 40mila persone, con una media che ha raggiunto le 3.800 pratiche all’anno, delle quali più del 60 per cento si riferiscono a immigrati regolari ma impoveriti. Come Karim, un marocchino arrivato in Italia con un posto in una fabbrica metalmeccanica, travolta però dalla crisi economica e dalla pandemia. Esaurita la cassa integrazione e la mobilità, Karim è finito sotto sfratto e l’associazione è riuscita a difendere la sua casa aiutandolo a trovare un nuovo lavoro, indispensabile per pagare l’affitto.

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CHE COSA FA L’AVVOCATO DI STRADA

Le attività dell’associazione Avvocato di strada non si limitano all’assistenza legale. Grazie al modo capillare con il quale i volontari lavorano, riescono anche a raccogliere dati preziosi, sul territorio, a proposito dei problemi legati al fenomeno dell’immigrazione. La mancanza di case, la diffusione del lavoro nero, i ritardi nell’accesso al sistema pensionistico, che pure gli immigrati finanziano con il loro lavoro. “La nostra attività serve anche a dimostrare che non siamo così cinici e indifferenti come talvolta veniamo descritti” spiega Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada “Prima di qualsiasi cosa, siamo esseri umani, e poi avvocati. Il Covid-19 ha aumentato povertà, paura e lacerazioni, e un’associazione come la nostra diventa un argine importante per affrontare problemi destinati ancora a crescere”.

Massimiliano Arena, dopo molti anni di volontariato in Africa e in Sud America, ha capito che poteva fare molto anche in Italia, e così ha aperto la sezione di Avvocato di strada a Foggia. Lo sportello è nei pressi della stazione ferroviaria, e quando è aperto, immediatamente si forma una fila di immigrati a caccia di qualcuno che possa aiutarli a rivendicare un sacrosanto diritto. Così arriva il bracciante costretto a stare 14 ore al giorno nei campi, lavorando in nero. Lo sfrattato che non sa più dove rifugiarsi. Il senza fissa dimora che cerca un posto, che non sia la strada, dove vivere.

AVVOCATO DI STRADA SUCCESSI

Ricordando la sua lunga esperienza con l’associazione, Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada, evoca uno dei più significativi successi di questi volontari. Giulia e Alessandra erano due giovani tossicodipendenti, alle quali avevano tolto i figli. L’associazione è riuscita a rintracciare i familiari delle due ragazze, ed a ottenere per loro l’affidamento dei bambini. Intanto sia Giulia sia Alessandra sono uscite dal tunnel della droga.

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