BAMBINI AL RISTORANTE
Come se non bastassero le quotidiane risse condominiali e stradali, abbiamo scoperto un altro tipo di litigio inutile, spreco puro di cervello prima che di salute e di tempo: la rissa per i bambini al ristorante.
L’atmosfera che precede lo scontro è abbastanza frequente. Specie nei giorni festivi, la domenica a pranzo, in quei locali dove si entra e si esce anche in grandi gruppi. I bambini arrivano con la famiglia al seguito, qualche volta sono davvero maleducati, in altri casi si stanno semplicemente annoiando, e comunque la frittata, per restare in gergo culinario, è fatta. A quel punto può succedere che qualcuno si lamenta e dalle parole, non proprio gentili, si passa ai fatti. Come è avvenuto al ristorante Rosa Peonia di Treviso, dove uno dei proprietari, Gianluca Marcis, è finito all’ospedale, con cinque giorni di prognosi, dopo la rissa con alcuni clienti. Genitori di bambini di appena 2-3 anni che avevano disturbato gli altri clienti, i camerieri e gli stessi proprietari. Per non farsi mancare nulla, in questa sceneggiata da Mario Merola, nel locale sono arrivati i Carabinieri e le denunce per le indagini sono incrociate. Le famiglie dei bambini contro la famiglia dei proprietari del ristorante, e viceversa.
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LOCALI VIETATI AI BAMBINI
Da questo episodio è nata poi una campagna web, anche questa piuttosto demenziale, per aumentare la richiesta di spazi riservati, diciamo pure ghettizzati, per i bambini nei ristoranti. Mentre già diversi locali, come la Fraschetta del pesce a Casal Bertone, quartiere di Roma, hanno scelto la linea dura: cartelli all’ingresso per avvisare la clientela che «non si accettano bambini». Magari si tollerano gli animali. Nel fuoco fatuo dell’eterno dilemma bambini sì-bambini no (questa volta al ristorante), si è inserito anche lo chef stellato, il solito furbacchione, che si offerto come autore di menù per bambini (ma che bella e creativa invenzione da cucina made in Italy…). E un simpatico quanto svelto ristoratore di Padova, Antonio Ferrari, proprietario del locale Storie di cibo e di vino, premia, con lo sconto sui prezzi dei piatti, le famiglie con bambini educati. Ottima idea di marketing della ristorazione.
REGOLE BAMBINI AL RISTORANTE
Tutto ciò, dalla rissa all’esclusione razziale, si potrebbe evitare se ci fosse un minimo di riscoperta di buonsenso da parte di quelle famiglie che spesso torturano i loro figli piccoli portandoli a ristorante. Magari in quello stellato, dove si cena a lume di candela e dove un bambino può solo avere voglia di urlare. Un genitore normale, non da Guinness dei primati, sa bene quando portare a pranzo fuori suo figlio è un piacere per la famiglia e quando c’è il rischio di annoiarsi tutti, per motivi diversi, grandi e piccoli. E un genitore fornito di buonsenso non si sente obbligato a farsi scortare a ristorante da un bambino se ha voglia di andare a cena fuori con la moglie: può rivolgersi a un parente stretto e fidato, e il problema si risolve in un secondo. I guai nascono quando ci sono genitori narcisisti, con bambini al seguito h24, stupidi (come si fa a non capire che i bambini hanno bisogno di orari regolari a tavola più che di serate in qualche rumorosa trattoria di lusso?) e banalmente sforniti di buona educazione. Nient’altro.
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