Il Natale dei bambini di Aleppo ci ricorda il nostro sciagurato silenzio (foto)

Non abbiamo capito che le distruzioni e le morti nella città siriana, dove ci sono macerie ovunque, sono un volano per il terrorismo jihadista che poi colpisce nelle nostre città. Mentre 4mila piccoli sono intrappolati nell’inferno di Aleppo.

bambini di aleppo

BAMBINI DI ALEPPO –

Questo Natale bisogna dedicarlo ai bambini di Aleppo. Alle vittime di una strage continua, passata sotto il nostro miope, cinico e barbaro silenzio. Un silenzio che la Storia non ci perdonerà e la cronaca già ci sta facendo scontare. Nella città siriana dove ancora si combatte e dove non si fa altro che parlare, solo parlare, di tregua e di termine del conflitto, 4mila bambini, secondo la denuncia dell’Unicef, sono bloccati nella zona Est di Aleppo. Le macerie sono ovunque, i bombardamenti, in cinque anni di guerra, non hanno risparmiato nulla e nessuno: ospedali, scuole, strade, interi quartieri. Ancora due settimane fa un asilo è stato colpito da un missile: 8 alunni morti, e 100 feriti.

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IL DRAMMA DEI BAMBINI DI ALEPPO –

I bambini di Aleppo, in tanti sono ormai orfani, ci inchiodano di fronte ai misfatti che, puntualmente, con l’effetto di boomerang, si sono poi scaricati sulle nostre stesse teste, sulla convivenza pacifica di noi europei, vittime e carnefici di due guerre mondiali del Novecento, illusi di avere conquistato una pace irreversibile. Le mani sporche di sangue dei criminali jihadisti, armati solo dall’odio, che seminano terrore e morte in una discoteca a Parigi, come in un lungomare della Costa Azzurra o in un mercatino natalizio a Berlino, sono state rafforzate dall’infinito e crudele conflitto siriano. I bambini di Aleppo, migliaia e migliaia di vite sprecate, piangono lacrime che sono diventate nostre, anche se le abbiamo sempre ignorate.

L’INFANZIA NEGATA AI BAMBINI DI ALEPPO –

Da anni, ogni volta che mettiamo piede nel focolaio delle guerre interne all’universo dei paesi di orientamento islamico, puntualmente non facciamo altro che fare disastri. Dalla guerra sbagliata e velleitaria in Iraq (per “esportare la democrazia” si diceva, laddove abbiamo esportato solo distruzione e caos) fino all’eliminazione, anche fisica, di Gheddafi e del suo regime che hanno lasciato la Libia nel caos dove troneggiano solo malfattori e terroristi.

I bambini di Aleppo, con i loro sguardi sgomenti, ci ricordano che si paga un prezzo quando si chiudono gli occhi di fronte a quei regimi sauditi, con i quali facciamo affari, vendiamo armi, finanziamo campagne elettorali (come quella della Clinton), facendo finta di ignorare un piccolo e tragico particolare: sono proprio loro i principali finanziatori dell’Islam radicale, che poi arriva a uccidere nelle nostre case, nelle nostre città, nelle nostre piazze.

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GENOCIDIO DI BAMBINI SIRIA –

I bambini di Aleppo ci dicono che la pace non si conquista con i giochi torbidi e irresponsabili con il nemico, magari solo per soldi, sporchi soldi, laddove la religione è solo un frammento rispetto a conflitti che nascono da interessi, puri interessi. Chissà, forse, e questa è l’unica speranza, con l’ultimo anno di una guerra che ha distrutto una delle città più antiche del mondo arabo, si è chiuso un ciclo, e inizieremo a guardare la realtà sapendo che Aleppo non è così lontana, non è alla fine del mondo o fuori del mondo. E allora impareremo a guardare a quei bambini come ai nostri figli.

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