BANCA DELLA TERRA –
La terra a chi lavora. Tanti anni fa era uno slogan ideologico, adesso è una reale possibilità di cambiamento e di nuova crescita economica, specie a favore dei giovani. Le potenzialità sono enormi, e guai a sprecarle: sono già andati all’asta ottomila ettari di terreno, finora sprecati, appunto, nelle mani di vari enti pubblici, dove potranno fare impresa (e reddito) e trovare lavoro (e occupazione per altri) tanti giovani agricoltori under 40.
L’asta è partita grazie alla spinta del ministero dell’Agricoltura, guidato da Maurizio Martina, che ha creato una vera e propria Banca delle terre agricole nazionali, dove confluiscono questi terreni, tutti coltivabili, pronti per essere acquistati con mutui a tassi agevolato (fino a zero per i macchinari e i successivi investimenti). Terreni, ricordiamolo bene, finora sprecati, abbandonati, lasciati marcire o in attesa di qualche speculazione edilizia. Stretti nelle mani miopi di Demanio, Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo-alimentare), Regioni, Province, Comuni e tante altre istituzioni pubbliche. Nazionali e locali. Nel solito labirinto dell’opacità italiana, quando si tratta di amministrare in modo efficace beni della collettività.
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BANCA DELLE TERRE AGRICOLE –
Come sapete, sul nostro sito non amiamo i ministri che evocano improbabili «rivoluzioni» (puntualmente poi smentite dai fatti), ma qui il cambiamento di paradigma e la svolta sono evidenti. E non si può tacere sul fatto che finalmente, pare, abbiamo un ministro dell’Agricoltura in grado di lavorare, pancia a terra, per la riscoperta della campagna, non come luogo bucolico per qualche amatore (già ricco), ma come epicentro di un nuovo modello di sviluppo che rilanci tutto il settore agricolo, dove l’Italia è qualità e potenzialità per definizione.
Martina è riuscito nel miracolo di fare la cosa più semplice del mondo, che chiedevamo ormai da anni: dare una possibilità ai giovani agricoltori, e in generale a chiunque voglia cimentarsi con una scommessa imprenditoriale in questo settore, fornendogli la materia prima essenziale, ovvero la terra. E tutto, compreso l’asta, dovrebbe svolgersi alla luce del sole, visto che è stato creato un sito ad hoc nel quale ci sono regione per regione i terreni che vanno all’asta. Basta registrarsi e chiunque può vedere che cosa c’è in vendita, a quale prezzo, per quale tipo di coltivazione e con quale valore catastale. Niente male come opportunità.
Aggiungete che l’elenco dei terreni coltivabili e vendibili è infinito, i primi 8mila ettari sono soltanto un assaggio, in quanto infinito è lo spreco fatto finora di queste aree agricole che sono rimaste bloccate e inutilizzate. O male utilizzate. Pensate solo all’enormità dei terreni sequestrati ai clan della malavita organizzata: ci sarebbe da fare una maxi-asta al giorno di terreni soltanto partendo da questo patrimonio fondiario pubblico, visto che è stato sfilato alla malavita, e finora sprecato. Come le migliaia di immobili pubblici vuoti e non utilizzati.
BANCA DELLE TERRE AGRICOLE NAZIONALI –
Il nostro monitoraggio delle compravendite dei terreni iscritti nella Banca della terra sarà costante. Intanto, per darvi un’idea delle potenzialità, vi racconto un piccolo precedente. Un giovane, Federico Ninivaggi, oggi un uomo di 38 anni, che qualche anno fa acquistò sessanta ettari nel brindisino per coltivare carciofi e cereali. Poi è passato ai melograni, associandosi con altri 24 produttori per la vendita. Sapete adesso quanto fattura Ninivaggi? Quasi 2 miliardi di euro. E sapete quante persone lavorano in questa attività? Centocinquanta. Una fabbrica medio-grande che è sempre più raro vedere aprire. Ecco, di fronte a questa storia, a questi numeri, a questa realtà, siete tutti autorizzati a rispondere in modo secco a chiunque abbia ancora dubbi sulle potenzialità dell’agricoltura in Italia. Con poche parole: sei un cretino.
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