BARRIERE CONTRO IL TERRORISMO
Le nostra città, i nostri luoghi del grande lusso di vivere nel Bello, si stanno lentamente trasformando in zone di guerra. E purtroppo non è un fenomeno transitorio. Ho visto da vicino, e studiato in fotografia, le varie barriere che giuntamente, sulla base di una precisa circolare del Viminale, si stanno moltiplicando in diverse parti d’Italia. A partire dai lungomare, dai centri storici, dalle strade a più alta densità di struscio. I primi aggettivi che mi vengono in mente di fronte a questi pezzi di arredo urbano in versione sicurezza in tempi di guerra sono due: orribili e tristi. E come tali una secca sconfitta per i nostri stili di vita, ciò che i nemici jadisti più cercano di distruggere, subito dopo le migliaia e migliaia di vite umane innocenti.
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DISSUASORI CONTRO IL TERRORISMO
Una risposta più efficace, da tempi di guerra ma con la forza di chi vuole la pace, è molto più semplice e andrebbe presa seriamente in considerazione dalle costruendo le barriere non con l’odioso cemento, o con la plastica rinforzata, ma con alberi, mini-boschi urbani, aiole e orti rialzati. Sono felice che un’idea di questo genere veda schierati, sullo stesso versante, un bravo architetto come il milanese Stefano Boeri, noto nel mondo per il suo palazzo con il bosco verticale, e un grande artista, il maestro dell’Arte Povera, Michelangelo Pistolettto, che noi conosciamo bene anche come vincitore di una passata edizione del Premio Non sprecare. Boeri dice una cosa secca, e perfino banale se volete, quanto autentica: “Al terrorismo bisogna rispondere con più verde, non con più cemento”. Pistoletto avverte: “Proteggiamoci con qualcosa che unisca, e facciamolo con il colore, molto colore”.
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BARRIERE VERDI
Ancora una volta il verde, gli alberi, i boschi e gli orti urbani, assumono una funzione rivoluzionaria, diventano una molla decisiva di cambiamento, di nuovi stili di vita. E contro gli assassini che vogliono dividerci, dividendo il mondo, le civiltà e le religioni, contro questi killer truccati da profeti paranoici, noi abbiamo la possibilità di rispondere con i nostri valori. La tolleranza, la condivisione, la partecipazione, la forza di una collettività che non si lascia smembrare dal fanatismo e del terrore. E lo fa anche attraverso il gesto concreto della scelta dei materiali e degli strumenti con i quali ci difendiamo negli spazi urbani più a rischio. È un’opportunità che ci aiuterà a combattere meglio, ed a vincere, questa sporca e lunga guerra. Non sprechiamola.
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