Il Giappone condivide con l’Italia due dati demografici molto preoccupanti: il tasso delle nuove nascite è uno dei più bassi del mondo, mentre l’età media della popolazione non fa altro che crescere. Una società che invecchia a questo ritmo, oltre a rappresentare uno spreco rispetto al potenziale benessere diffuso nel Paese, presenta diversi problemi. Uno su tutti: vengono a mancare le risorse necessarie per reggere i livelli di welfare (istruzione, sanità, pensioni) garantiti a tutti, con nuove diseguaglianze all’orizzonte.
Per affrontare il problema alla radice, la politica giapponese sta cercando nuove vie, anche originali. Come nel caso della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, che proprio attingendo dai fondi del welfare locale, ha deciso di fare un maxi investimento per incentivare le donne a diventare madri. Il meccanismo è indiretto, ma non per questo meno interessante: i soldi stanziati, 1,1 miliardi di yen, vanno ad aiutare le donne durante il parto, cercando di farle soffrire meno. Come? Regalando, sotto forma di bonus integrale, il trattamento dell’anestesia epidurale negli ospedali e nelle cliniche della capitale giapponese.
Il sostegno avviene nel momento in cui anche in Giappone i parti con anestesia epidurale stanno crescendo, dopo una lunga fase di scetticismo da parte di ostetrici e ginecologhi. Ma nel Paese non esiste un Servizio sanitario nazionale come quello italiano che copre le spese per il parto, ed è previsto solo un rimborso forfettario decisamente insufficiente. E il trattamento epidurale è particolarmente costoso.
Una volta che viene garantito un finanziamento pubblico totale, dovrebbero essere raggiunti tre obiettivi. Il primo è non considerare l’anestesia epidurale, che consente di far nascere un bambino senza dolore, un privilegio castale a favore della parte ricca e benestante della popolazione. Il secondo obiettivo è di mettere tutte le donne in condizione di soffrire meno durante il parto. E infine, ma in fondo questo è lo scopo principale del progetto, incentivare le donne a fare figli, aumentando così il tasso di natalità generale, e diminuendo l’età media della popolazione.
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