Chiami la figlia Blu e finisci in tribunale. Non si può, la legge vieta nomi senza sesso

Una storia paradossale nell'Italia delle leggi a valanga, della burocrazia che soffoca. E dei magistrati che sprecano tempo con procedimenti assurdi. Chiamare una figlia Blu sarebbe fuori legge, in quanto è un nome che non chiarisce il sesso.

BLU COME NOME PER FIGLIA

Improvvisamente i magistrati italiani si stanno dedicando all’anagrafe. E in particolare a un nome, Blu, che hanno tante ragazze e bambine e che invece alcuni giudici considerano fuori legge.

In pochi giorni, per questo problema fondamentale per il futuro del Paese, sono finite in tribunale, a Milano, due famiglie. La prima, con il padre Libaan Bosir Scek Mohamed e la madre Rosamaria Castiglione Angelucci, ha potuto contare su un lampo di lucidità del pubblico ministero Baima Bollone che ha deciso di ritirare la denuncia e ha consentito al giudice Maria Rita Cordova di stabilire che i genitori di Blu potevano chiamare la loro figlia con il nome che volevano. Pratica chiusa, e per fortuna, in quanto i genitori di Blu erano pronti ad andare fino in Cassazione. Giusto perché nei nostri tribunali non ci sono cause civili da chiudere e molti magistrati si girano i pollici.

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FIGLIA CON NOME BLU

Chiuso un caso Blu 1, immediatamente si è aperto un caso Blu 2: la Procura della Repubblica di Milano pensa bene di convocare a Palazzo di Giustizia Vittoria e Luca.  Che cosa avranno fatto mai? Furto con scasso? Traffico di droga? No, semplicemente hanno chiamato la loro figlia Blu. E i magistrati della procura milanese hanno tirato fuori un articolo, numero 35, di una legge del Duemila, in base alla quale «il nome del bambino deve comprendere il sesso». E Blu, in questo senso, è un nome equivoco, né maschio né femmina. Anche se nella pratica tutti coloro che lo utilizzano sono donne.  Per il momento gli inquirenti di Milano, in attesa di riempire qualche faldone, di carte e testimonianze (perché mai, vorranno sapere, a qualcuno è venuto in mente di chiamare una figlia Blu? Voglia di mare o di cielo?) hanno proposto un compromesso a Vittoria e Luca: fare precedere Blu da un nome chiaramente femminile. Proposta bocciata.

GENITORI CHIAMANO LA FIGLIA BLU

Questa paradossale e ridicola vicenda ci racconta ancora una volta l’Italia della giustizia che perde tempo su cose irrilevanti, creando dal nulla e nel nulla casi nazionali. Tanto per farci divertire a noi che poi dobbiamo commentarli. Ci racconta un’Italia ottusa, burocratica, rigida, imbottita di leggi su tutti e tutto. Dove due genitori non hanno neanche la certezza e la libertà di chiamare una figlia come meglio credono.

(Nell’immagine di copertina, Luca e Vittoria, genitori di Blu. Fonte: Il Giorno)

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