BluEat: così il granchio blu diventa un affare

Cinque donne, che si fanno chiamare le Mariscadoras, protagoniste di un progetto che trasforma un pericolo dei mari in un’opportunità di lavoro

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Il granchio blu, per il quale il governo ha nominato perfino un Commissario straordinario, non è soltanto un pericolo. Può trasformarsi in un’opportunità economica, come dimostra il progetto BluEat, l’azienda creata da cinque donne di Rimini: Matilde Bianchetti, Ilaria Cappuccini, Alice Pari, Giulia Ricci e la biologa marina Carlotta Santolini. 

Le cinque amiche sono partite da un’analisi sul campo: il granchio blufa danni enormi all’economia marina (mette in crisi la biodiversità, divora molluschi e innanzitutto vongole, agisce senza predatori che lo mettono in pericolo), ma è anche un prodotto ricco di qualità molto gradite ai consumatori. Da qui le Mariscadoras, così si fanno chiamare le cinque donne, hanno deciso di sfruttare il granchio blu proprio per la sua versatilità alimentare. E hanno realizzato un vero e proprio catalogo di prodotti con alla base il terribile crostaceo: chele, polpa, polpette, sughi. Tutto è in vendita. E l’idea di BluEat è così piaciuta al mercato che tra i primi clienti della società ci sono importanti marchi della grande distribuzione, come Carrefour, Coop e Pam. Pronti a non sprecare le qualità del granchio blu. 

Il progetto è candidato al Premio Non Sprecare 2024, nella sezione Startup. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.

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L’immagine di copertina è tratta dalla pagina Facebook di BluEat

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