Boschi distrutti, con le piogge ci siamo giocati un pezzo di Dolomiti. Serve un piano straordinario per ripiantare alberi. Con soldi pubblici e privati (video)

Alluvioni e raffiche di vento fino a 190 chilometri all’ora: solo nella provincia di Belluno, nel cuore delle Dolomiti, sono scomparsi il 40 per cento dei boschi. Un milione e mezzo di metri quadrati di alberi buttati giù in Trentino

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BOSCHI DISTRUTTI

Come e peggio di un terremoto per le case. Questo è il risultato, per i boschi italiani, di una lunga sequenza di giornate con piogge torrenziali, alluvioni, raffiche di vento fino a 190 chilometri all’ora, frane e fango.

L’epicentro di questo disastro biblico è stata tutta la zona delle Dolomiti, che purtroppo, in quanto ad alberi, si ritrovano ormai completamente sfregiate. Nella sola provincia di Belluno, una delle aree nevralgiche dei paesaggi dolomitici, sono stati danneggiati 30mila ettari di boschi, il 40 per cento del totale, mentre nella zona di Asiago ci sono solo i resti di 300mila alberi.

(Nel video le immagini che mostrano la devastazione dei boschi a causa del maltempo a Passo di Costalunga nelle Dolomiti – Fonte: Il Dolomiti/pagina facebook Landesfeuerwehrverband Südtirol)

Stesso quadro, stessa sciagura a Vicenza e Treviso, dove secondo i calcoli dell’amministrazione regionale abbiamo perso il 5 per cento dell’intero patrimonio boschivo delle due province del Veneto. In Trentino, dove le piogge si sono concentrate torrenziali nella Val di Fiemme e nella Val di Fassa, un milione e mezzo di metri quadrati di alberi sono stati schiacciati e distrutti. Resta poco, troppo poco, del meraviglioso bosco del Parco di Panaveggio, conosciuto come la “foresta dei violini”, in quanto qui Stradivari sceglieva gli alberi migliori per i suoi strumenti.

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 BOSCHI DISTRUTTI DAL MALTEMPO

Abbiamo ricostruito questo bollettino da calamità nazionale, con alcuni video che vi mostriamo, non per fare una fredda contabilità del disastro. Ma per dire che, a questo punto, non si può voltare pagina e aspettare, semmai, che passino alcuni decenni prima che qualcuno si decida a ripiantare qualche albero.

Di fronte a una tragedia di questa portata, che impoverisce tutto il Paese, colpendo intere filiere, da quella del legno fino al turismo dolomitico (il Cai comunica che interi sentieri non esistono più), bisogna mettere in campo uno sforzo da sistema Paese. Cercando, una volta tanto, di fare collaborare innanzitutto i diversi livelli di competenza, dal ministero dell’Ambiente, alle regioni, passando per le comunità montane e i comuni. Con una regia che, possibilmente, sia concentrata nelle mani del ministero.

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FONDI PER RICOSTRUIRE I BOSCHI

Poi servono i soldi. E qui non si possono alzare le mani solo perché si tratta di alberi. Qualcosa va stanziato, di specifico, nel bilancio dello Stato, e altro va raccolto con una forte partecipazione dei privati. Federlegno, con tutte le associazioni che hanno a che fare con la filiera del legno fino al mobile, potrebbero dare un segnale forte e chiaro di apertura a una raccolta fondi per ricostruire in tempi rapidi i boschi distrutti, almeno in parte.

Rispetto ad alberi, boschi e foreste, siamo specialisti nel farci male da soli, anche con il caos, come dimostra l’assurdo fatto di avere 21 leggi regionali, una diversa dall’altra, per la tutela delle foreste. O come dimostra un uso sciagurato, distruttivo, del territorio, dove abbiamo fatto camminare una sola parola: cementificazione. Dimenticandoci della cura degli alberi. Ecco, forse questo disastro avrà il merito di riportare al centro dell’azione per i boschi un’altra parola chiave: la loro manutenzione.

Credits video: Youtube/Gerry De Zolt – La Repubblica)

Fonte immagini: Corriere della Sera

COSÍ GLI ALBERI SONO DECISIVI PER LA NOSTRA QUALITÀ DELLA VITA:

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