Bronchite cronica: cause, cure e prevenzione

Nel mondo è la terza causa di morte. Tra i sintomi la tosse con catarro e il respiro difficile. Le terapie e le speranze legate agli anticorpi monoclonali

Broncopneumopatia cronica ostruttiva o bronchite cronica

La Broncopneumopatia cronica ostruttiva, (Bpco), spesso semplificata con il nome di bronchite cronica è una malattia ai polmoni che porta le persone che ne soffrono ad avere sempre fame d’aria, con una capacità respiratoria in progressiva diminuzione. Da qui un significativo peggioramento della qualità della vita, fino all’affanno anche solo per salire una rampa di scale.

Cos’è

La Bronchite cronica è caratterizzata da un’infiammazione, che danneggia anche il tessuto degli alveoli, da un inspessimento della parete dei bronchi e da un aumento della produzione di muco. La cavità bronchiale si restringe e l’afflusso dell’aria nei polmoni diminuisce in modo sensibile. Spesso si abbina all’enfisema polmonare.

Enfisema polmonare

Con l’enfisema, gli alveoli polmonari, piccole cavità a pareti sottili presenti a grappoli all’estremità dei bronchi, perdono elasticità, si dilatano, si atrofizzano, e riducono la loro capacità di produrre scambi gassosi con il sangue. A questo punto, l’aria resta prigioniera nei polmoni, e la classica conseguenza è la mancanza di fiato.

Persone colpite dalla Bronchite cronica

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è in forte aumento in tutto il mondo, dove ormai rappresenta la terza causa di morte e soltanto in Italia riguarda una platea di oltre tre milioni e mezzo di pazienti. Secondo un rapporto presentato recentemente dalla European Respiratory Society questa patologia entro il 2050 riguarderà 600 milioni di persone nel mondo.

Sintomi

Tra i sintomi più evidenti della bronchite cronica e dell’enfisema ci sono:

  • Tosse con catarro, più persistente la mattina
  • Mancanza di fiato
  • Difficoltà di respirazione
  • Respiro sibilante
  • Stanchezza cronica
  • Debolezza
  • Oppressione al torace
  • Bronchiti frequenti

Cause e fattori di rischio

Le cause e i fattori di rischio partono dalla predisposizione genetica, ma poi hanno molto a che fare con gli stili di vita. E non solo:

  • Fumo
  • Esposizioni legate a specifiche attività professionali che metto a rischio bronchi e polmoni
  • Inquinamento
  • Infezioni
  • Età avanzata
  • Deficit di alfa-1-antitripsina, determinato da una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza o malfunzionamento di questa proteina.

Diagnosi

Il sospetto della Bpco si conferma attraverso la spirometria. Il paziente espira dalla bocca e l’apparecchio calcola il volume d’aria massimo espirato in un secondo (Vems) e la capacità vitale (Cv). Un rapporto Vems/Cv inferiore a 70 fa pensare a una possibile Broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Oltre alla spirometria, il medico pneumologo può prescrivere ulteriori indagini per escludere altre condizioni cliniche e per definire con maggiore precisione la gravità e lo stadio della patologia respiratoria:

  • Emocromo completo: per monitorare lo stato infiammatorio generale e individuare eventuali anomalie nei parametri ematici.
  • Test microbiologico dell’espettorato: per identificare la presenza di microrganismi patogeni nel muco e guidare una terapia mirata.
  • Ecografia toracica: per rilevare anomalie polmonari come versamenti pleurici o consolidamenti.
  • Tomografia computerizzata a bassa dose (LDCT): utilizzata per una valutazione più dettagliata del parenchima polmonare, utile soprattutto in pazienti con sospetto enfisema.
  • Pletismografia corporea: per valutare il volume polmonare totale e la capacità residua funzionale, fornendo una visione più precisa della funzionalità respiratoria.
  • Test alla metacolina: per determinare l’iperreattività bronchiale e differenziare la BPCO da altre patologie come l’asma bronchiale.
  • Analisi dei gas arteriosi (emogasanalisi): per misurare con precisione la concentrazione di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, insieme al pH ematico.
  • Test del cammino di sei minuti (6MWT): per valutare la tolleranza allo sforzo e la capacità funzionale del paziente.
  • Risonanza magnetica del cuore e dei polmoni: per valutare il coinvolgimento cardiaco e rilevare eventuali anomalie strutturali o funzionali.

Rimedi

Il primo indispensabile rimedio, una volta accertata la Bpco, è smettere immediatamente di fumare. Cessare di fumare è il fattore principale vitale per rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità della vita. Anche l’esposizione passiva al fumo deve essere evitata, poiché influisce negativamente sulla funzionalità respiratoria.

Evitare l’esposizione a inquinanti ambientali e adottare misure per migliorare la qualità dell’aria domestica, come l’uso di purificatori d’aria, può aiutare a ridurre i sintomi.

Una gestione efficace dello stress, inoltre, considerando attività come lo yoga e la meditazione nella propria routine quotidiana, e il supporto psicologico possono contribuire al benessere generale, poiché la BPCO ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sullo stato emotivo del paziente.

Cure

Un aspetto fondamentale nella gestione della BPCO è l’utilizzo di terapie farmacologiche. I broncodilatatori, sia a breve che a lungo termine, sono comunemente prescritti per dilatare le vie aeree e alleviare la difficoltà respiratoria. In alcuni casi, vengono associati corticosteroidi inalatori per controllare l’infiammazione e ridurre le riacutizzazioni. La terapia farmacologica deve essere personalizzata in base alla gravità dei sintomi e alle esigenze del paziente, seguendo le indicazioni del medico specialista.

La riabilitazione respiratoria rappresenta un altro pilastro del trattamento della bronchite cronica ostruttiva. Programmi strutturati di esercizio fisico e respiratorio, spesso accompagnati da educazione sulla gestione della malattia, possono migliorare significativamente la capacità di esercizio, ridurre la dispnea e aumentare l’autonomia del paziente. Questo tipo di riabilitazione aiuta non solo a migliorare la tolleranza allo sforzo, ma anche a ridurre il rischio di ospedalizzazioni per riacutizzazioni.

L’ossigenoterapia a lungo termine è indicata per quei pazienti che presentano livelli di ossigeno particolarmente bassi nel sangue. L’uso di ossigeno domiciliare può migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita, ma deve essere attentamente monitorato dal medico per garantire un uso sicuro ed efficace. In casi molto gravi, si può valutare anche la possibilità di un intervento chirurgico, come la riduzione del volume polmonare o, in rari casi, il trapianto di polmoni.

Complicazioni

La BPCO può comportare diverse complicazioni, soprattutto se non viene trattata in modo adeguato. Tra le principali complicazioni troviamo:

  • Infezioni respiratorie: i pazienti con BPCO sono più suscettibili alle infezioni polmonari, come la polmonite, che possono peggiorare i sintomi e accelerare la progressione della malattia.
  • Insufficienza respiratoria: nei casi più avanzati, la BPCO può portare a un’insufficienza respiratoria, in cui i polmoni non sono più in grado di garantire un’adeguata ossigenazione del sangue, richiedendo un supporto medico intensivo.
  • Ipertensione polmonare: l’ostruzione cronica delle vie aeree può causare un aumento della pressione nelle arterie polmonari, portando a ipertensione polmonare, che a sua volta può sovraccaricare il cuore.
  • Cuore polmonare: l’ipertensione polmonare cronica può portare a un ingrossamento e un indebolimento del ventricolo destro del cuore, condizione nota come cuore polmonare. Questa complicanza può causare insufficienza cardiaca e peggiorare ulteriormente la qualità della vita del paziente.
  • Perdita di peso e malnutrizione: la difficoltà respiratoria e l’aumento del lavoro respiratorio possono portare a una significativa perdita di peso e a malnutrizione, poiché il paziente può avere difficoltà a nutrirsi in modo adeguato.
  • Ansia e depressione: l’impatto della malattia sulla qualità della vita, unito alla difficoltà respiratoria cronica, può portare a disturbi dell’umore, come ansia e depressione. È importante che i pazienti ricevano supporto psicologico per affrontare questi aspetti.

La gestione precoce e l’adesione alle cure possono aiutare a prevenire o ridurre la gravità di queste complicazioni, migliorando la qualità e la durata della vita del paziente.

Anticorpi monoclonali

Le terapie che hanno caratterizzato  per decenni la cura della bronchite cronica, con risultati spesso scadenti, potrebbero avere una svolta con l’arrivo degli anticorpi monoclonali. Il primo, già approvato, si chiama dupilumab, e blocca due molecole infiammatorie, IL4 e IL13, che riguardano il 40 per cento dei pazienti.

Studi recenti hanno dimostrato che l’anticorpo monoclonale può ridurre fino al 34 per cento il riacutizzarsi della malattia, a sua volta causa di una nuova terapia a base di antibiotici o di un ricovero. E può migliorare decisamente la funzionalità polmonare. Infine, la terapia a base di anticorpi monoclonali ha il vantaggio di essere personalizzata.

Prevenzione

Fare prevenzione è importante e in genere l’impatto del singolo può contribuire in buona misura nel ridurre, e di molto, la percentuale che questi sintomi si manifestino anche in tarda età. In primis, bisogna considerare di eliminare il fumo, prima causa dell’insorgere della malattia insieme all’esposizione prolungata ad inquinanti atmosferici elevati (molto spesso sul posto di lavoro o in zone urbane con concentrazione elevate di inquinati come azoto e polveri sottili).

La vaccinazione contro l’influenza e lo pneumococco è raccomandata per prevenire complicazioni e infezioni respiratorie che potrebbero peggiorare la condizione del paziente.

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