Il buco nell’ozono si sta riducendo

E potrebbe chiudersi definitivamente tra il 2045 e il 2066. Funzionano gli accordi internazionali per la riduzione della produzione di clorofluorocarburi. Una lezione per affrontare la crisi climatica

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Qualche volta ci sono buone notizie sull’ambiente che passano quasi inosservate, eppure hanno il loro peso. L’ultima riguarda la riduzione del buco nell’ozono. Ovvero il fenomeno della  corrosione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera terrestre (tra i 15 e i 50 chilometri di quota), fondamentale per la vita sulla Terra, in quanto in grado di bloccare le radiazioni dei raggi ultravioletti (UV), potenziali vettori del cancro e di altri problemi per la salute dell’uomo.

Secondo il dato registrato nel 2024 dai satelliti della Nasa, il buco nella fascia dell’ozono sopra l’Antartide continua a rimpicciolirsi, ed è la settima volta consecutiva dal 1992. Continuando di questo passo, secondo il Rapporto presentato da un gruppo di esperti reclutati dalle Nazioni Unite, infatti, si può prevedere la totale chiusura del buco nell’ozono tra il 2045 (sopra l’Artico) e il 2066 (sopra l’Antartide). 

Già nella metà degli anni Ottanta gli scienziati avevano dimostrato che il buco nell’zono deriva dalle emissioni antropiche dei cosiddetti gas CFC (clorofuorocarburi), contenuti per esempio nei circuiti frigoriferi e nelle bombolette spray. Da qui un provvidenziale accordo, sottoscritto nel 1987 in Canada, a Montréal, per imporre la progressiva riduzione della produzione di CFC.

L’intesa è entrata effettivamente in vigore nel 1990, e da allora il buco nell’ozono ha iniziato ininterrottamente a ridursi. L’ulteriore riduzione, registrata nel 2024, è una buona notizia per due motivi. Il primo è che il fenomeno del buco nell’ozono è legato al riscaldamento globale, e quindi la sua riduzione ha già contribuito a limitare il riscaldamento globale di circa 0,5 gradi. Il secondo motivo è che la riduzione del buco nell’ozono, in seguito ad accordi internazionali, rigorosamente rispettati, dimostra come, se c’è una volontà politica, i risultati, neanche troppo a lungo nel tempo, arrivano. E questo può valere anche per invertire la rotta a proposito della crisi climatica.

Infine, a proposito di buone notizie per l’ambiente, eccone un’altra: nel 2023 le emissioni di gas serra nell’Unione europea sono calte dell’8 per cento grazie alla diffusione delle energie rinnovabili, arrivando così al 37 per cento in meno rispetto al 1990. 

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