Adozioni: perché sono crollate

Burocrazia infernale. Costi proibitivi. E un grande spreco per sei milioni di famiglie italiane che intanto sono senza figli.

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PERCHÈ CROLLANO LE ADOZIONI

Le adozioni continuano a diminuire. E negli ultimi dieci anni sono crollate di quasi l’85 per cento. Nel 2022 sono stati adottati appena 565 bambini, erano 4 mila nel 2001. Burocrazia asfissiante, che scoraggia qualsiasi gesto di generosità, costi esorbitanti, e qualche pregiudizio anche ideologico: sono questi i motivi principali alla base del crollo delle adozioni.

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CROLLO ADOZIONI

Qualche tempo fa in redazione arrivò una lettera, breve e chiara, che fotografava, con un semplice storia vera, lo spreco enorme, e il dramma, delle adozioni. Specie quelle internazionali. Giulia raccontava la sua vita, di giovane nonna (ha solo 56 anni) con un marito pensionato (di 62 anni, anche lui non è classificabile come “anziano”). La loro figlia ha 39 anni, vive lontano e la coppia si gode il meritato benessere di un ex dipendente della Guardia di Finanza e di una ex operaia. I due coniugi sono pronti a fare un’adozione, ad accudire un bambino, in una bella casa di campagna dove adesso coltivano le olive, ma hanno capito che in Italia la parola adozione è diventata proibitiva. Un gesto di generosità, di altruismo, di vite che si salvano e si ricostruiscono, quasi rimosso e cancellato. Un amore negato, sprecato, sotto i colpi dell’indifferenza e dell’ignavia. Le adozioni internazionali in Italia, infatti, negli ultimi anni sono dimezzate. Eravamo secondi al mondo, dopo gli Stati Uniti, per l’efficacia di questo meccanismo, e adesso ci ritroviamo ultimi in Europa.

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Mentre si contano 5milioni e 400mila famiglie senza figli (circa un terzo del totale), l’adozione internazionale da grande opportunità per un Paese ispirato all’accoglienza e in crisi demografica, sta diventando un tabù, un obiettivo di fatto virtuale, irrealizzabile. «Ci stanno distruggendo, nell’indifferenza e nell’ignoranza, forse perché non abbiamo alle spalle una lobby potente, come le varie associazioni degli omosessuali. Non riusciamo a dare altre spiegazioni a tanti elementi che ci stanno trascinando in un baratro, ovvero nell’impossibilità, anche quando ci sono tutti i requisiti, di adottare un bambino, e di compiere così un gesto di generosità e di apertura della famiglia» protesta Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. (Associazione Amici dei Bambini), uno dei 66 enti autorizzati dalla legge ad accompagnare le coppie intenzionate a portare a casa un bambino straniero da adottare. E Antonio Dionisio, avvocato torinese specializzato nel Diritto di famiglia, aggiunge: «Forse il disinteresse della politica nasce dal fatto che comunque parliamo di un fenomeno ridotto, con alcune migliaia di famiglie in campo, che certo non portano tanti voti».

COME ADOTTARE UN BAMBINO

Intanto i paesi dai quali dovrebbero arrivare i bambini stranieri da adottare diminuiscono. Il Congo, ha chiuso le porte dopo che una coppia americana aveva prima adottato un bambino africano e poi, non contenta per la scelta, lo aveva ceduto a un’altra famiglia. Adozioni sbarrate anche dal Kenya, dalla Cambogia e dal Nepal, mentre l’Etiopia procede con una politica di stop and go. Allo stesso tempo, negli ultimi quattro anni nessun nuovo paese straniero è entrato nel gruppo di quelli dove è possibile avanzare una richiesta. A parte il mutato quadro internazionale, e la scarsa reazione diplomatica dell’Italia, a scoraggiare le famiglie ci pensano i costi, sempre più alti, e la burocrazia. Sul primo versante, la spesa per un’adozione internazionale oscilla tra i 15mila e i 45mila euro, compresi i vari viaggi, i professionisti da coinvolgere, i mediatori da liquidare, le tasse da pagare. Se provano ad adottare un bambino brasiliano, per esempio, i potenziali genitori si devono trasferire in Brasile per almeno cinque mesi. Per richiedere un bambino russo sono previsti almeno quattro viaggi.

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TEMPI PER ADOZIONE

Quanto alla burocrazia, tutto il potere decisionale è concentrato nelle mani dei Tribunali dei minorenni che devono rilasciare l’idoneità, il primo requisito per l’adozione, dopo un parere e una relazione dei servizi socio-assistenziali sul territorio. Tempi biblici, prima di un giudizio: dai 17 mesi di Torino ai 28 di Trieste, dai 19 di Palermo ai 26 di Ancona. Con il rischio che ciascun tribunale, in totale autonomia, applichi la sua giurisprudenza: in alcune sedi, per esempio, sono vietate le adozioni per bambini di età inferiore ai 6 anni, in altre è previsto un tetto di un’adozione a famiglia.

Una volta ottenuta l’idoneità, servono almeno altri due anni per chiudere la pratica. La legge per le adozioni internazionali, che risale al lontano 2000, aveva previsto queste difficoltà, e anche per questo metteva in campo una Banca dati, per fare ordine nelle domande e incrociarle con le possibili offerte. Ma la banca dati, dopo 15 anni di attesa, non è mai nata. Il motivo? Diversi Tribunali dei minori non sono ancora informatizzati, e quindi non sono in grado di fornire numeri certi in tempo reale. Un’altra fonte di sbarramento.  In questo clima nebuloso, senza le spalle coperte di un governo che favorisce le adizioni internazionali, con costi esorbitanti e incertezza sui tempi e le procedure, le famiglie italiane, pure ben intenzionate ad accogliere bambini, hanno fatto la mossa più semplice: arretrare. Arrendersi di fronte alla complessità della materia.

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