CACCIA ALL’IMMIGRATO
La caccia all’immigrato, pistole alla mano, è una cosa schifosa. Non ha alibi di alcun genere. E la cronaca nera purtroppo ci sta segnalando, con sempre maggiore frequenza, episodi che vanno molto oltre qualsiasi forma di prevedibile intolleranza. Ad Aprilia, in provincia di Latina, tre italiani si sono messi a fare i pistoleri contro due marocchini che viaggiavano su un’auto con attrezzi per rubare: uno è riuscito a scappare nei campi, l’altro è stato ucciso sul colpo. Una ronda con delitto.
(Nel video, le immagini del momento dell’aggressione a Hady Zaitouni, 43 anni, nazionalità marocchina, domiciliato ad Aprilia e noto alle forze dell’ordine per qualche piccolo furto, riprese dalla telecamera di sorveglianza di un bar in via Nettunense, ad Aprilia. Fonte: Repubblica)
A Moncalieri, Daisy Osakue, atleta di origine nigeriana, un talento dell’atletica, tra l’altro italianizzata, è stata colpita da un lancio di uova, provenienti da un’automobile in corsa, mentre tornava a casa. È stata operata alla cornea e non sappiamo se guarirà e se potrà continuare la sua carriera sportiva. Sappiamo intanto che questo è il terzo episodio di razzismo, nel giro di pochi giorni, nella zona di Moncalieri.
(Nel video, l’intervista rilasciata dall’atleta Daisy Osakue a Repubblica.it in seguito all’aggressione che le ha causato una lesione alla cornea)
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CACCIA ALL’IMMIGRATO IN ITALIA
Inutile stare troppo a girare attorno all’argomento. Il linguaggio pubblico, anche da parte dei ministri e di giornalisti esperti nelle comparsate tv, contro gli immigrati, contro i negri che tolgono il lavoro agli italiani, contro i furti dei quali gli immigrati sono i principali responsabili (cosa non vera), alimenta di fatto il passaggio dalle parole ai fatti. Un conto è avere una linea anche dura, perfino condivisibile, sull’immigrazione e sullo stop agli sbarchi facili, altra cosa è tuonare ogni santo giorno contro lo straniero. Le parole sono pietre, diceva Enzo Biagi che di opinione pubblica se ne intendeva, e con questo linguaggio si rischia solo di creare alibi falsi e comodi ai violenti, ai razzisti per professione o per stupidità.
Gli italiani hanno paura per la loro sicurezza, e su questo nessuno può dare torto a nessuno, anche se la percezione del pericolo, proprio per un uso dissennato delle grida di allarme è superiore alla realtà. Gli italiani sono arrabbiati e indignati perché chi ruba in casa, mettendo a rischio la vita delle persone e violando l’elementare diritto alla privacy, non paga mai pegno: sono reati puntualmente impuniti, come abbiamo già documentato su questo sito. Ma questo non giustifica, nel modo più assoluto, l’uso delle armi: sparare, contro chiunque, non è mai un diritto. È un reato. Come l’odio razziale.
PER APPROFONDIRE: Immigrati a lavoro, la storia di Samuel e Ibrahima. Spazzini nella cloaca romana, pagati dai cittadini (video)
RAZZISMO IN ITALIA
Il paragone con l’America dovrebbe fare vergognare chi lo avanza. Innanzitutto il diritto a essere armati, per legittima difesa, negli Stati Uniti è scolpito nella Costituzione; in Italia, per nostra fortuna, no. Inoltre proprio in America c’è una lunga discussione, anche stucchevole, su come bisogna fermare questo uso così diffuso delle armi per proteggersi con le proprie mani. Questo è l’ultimo bollettino che arriva dal «paese delle armi»: dall’inizio del 2018 negli Stati Uniti ci sono state 31.528 sparatorie (tra queste 182 stragi con almeno quattro vittime), 15.183 feriti e 7.872 morti. Capite di che cosa parliamo? Se qualcuno vuole arrivare a questo, se gli prudono le mani da pistolero, non ha che da fare una sola cosa: chiedere la cittadinanza americana e mettersi così nella condizione di dare sfogo a tutti i suoi istinti animaleschi. Per noi italiani, gente normale, e non brava gente se diventiamo pistoleri, invece questa è una macchia nera che gli americani si portano addosso. Una macchia di vergogna, che certo non invidiamo a uno dei popoli più civili del mondo.
(Nell’immagine di copertina: Daisy Osakue. Fonte. Repubblica.it)
STORIE DI BUONA INTEGRAZIONE IN ITALIA:
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