Caldaie a biomasse, una donna siciliana recupera gli scarti agricoli della regione

Un caso di emigrazione dal Sud al Nord per fare crescere un'azienda modello da economia circolare. La famiglia di Elisa Tatano è stata la prima a realizzare caldaie che producono energia con gli scarti agricoli in Sicilia. Da allora l’azienda è cresciuta, fino ad aprire un nuovo stabilimento a Piacenza

caldaia biomassa elisa tatano

CALDAIA BIOMASSA 

Una terra ideale per investire nel campo delle nuove energie a biomasse. Una famiglia di imprenditori cresciuti cercando sempre di coniugare innovazione con tradizione, nuove tecnologie con antichi metodi agricoli. E innanzitutto con la cultura contraria agli sprechi, e orientata a recuperare tutto ciò che avanza, sotto il segno di un’autentica economia circolare. Anche nei campi. Con queste premesse in Sicilia, recuperando l’enorme quantità di scarti agricoli altrimenti destinati a ingolfare la filiera dei rifiuti, è cresciuta un’importante azienda nel settore delle biomasse. Capace anche di costruire una storia di emigrazione al contrario: non più dal Sud al Nord per andare a cercare lavoro con il cappello in mano, ma per espandere il giro d’affari e catturare quote di mercato. È la storia di Elisa Tatano, laureata alla facoltà di Ingegneria di Palermo, con due chiodi fissi nella testa: non tradire né le origini geografiche né quelle familiari.

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AZIENDA TATANO 

La famiglia di Elisa, infatti, è stata la prima a fabbricare caldaie a biomasse, che cioè utilizzano gli scarti agricoli, in Sicilia, e precisamente nella provincia di Agrigento. L’azienda, sotto la sua spinta, è molto cresciuta e oggi vi lavorano nove cugini, tutti impegnati a proseguire la strada aperta dai rispettivi genitori.

Ma la cosa più confortante è che, grazie alla qualità delle sue caldaie, la Tatano, per reagire alla Grande Crisi, è andata perfino ad aprire uno stabilimento a Piacenza, in quel Nord dove di solito i siciliani finiscono per emigrare.

CALDAIA BIOMASSA2

Le foto sono tratte dalla pagina Facebook di Elisa Tatano

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