CANGIARI MODA ETICA E ARTIGIANALE –
Ho visto una splendida collezione di abiti da donna, in lana e seta, realizzati in una delle zone più tormentate d’Italia, nel cuore della Locride prigioniera della criminalità organizzata e della disoccupazione giovanile che qui supera il 75 per cento. Il marchio di questi abiti si chiama Cangiari che in dialetto calabrese significa appunto Cambiare. E di un vero cambiamento si tratta, non solo economico, ma di stili di vita e di modelli di produzione. Gli abiti firmati Cangiari sono tutti in tessuti naturali, lana bio, ginestra e seta cruelty-free (con i bozzoli lavorati salvando il baco); vengono realizzati attraverso telai a mano e riproducono le forme, i disegni e i modelli dell’antica tessitura grecanica e bizantina. Un miracolo nella povera Calabria.
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LA MODA SOSTENIBILE, SOCIALE E SOLIDALE DI CANGIARI –
Ancora più sorprendente è il percorso fatto dalle donne di Cangiari per arrivare al successo. Nella prima curva è decisiva la spinta, e la protezione, di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, che si è dato da fare per sostenere il progetto. Poi sono arrivati il direttore creativo, Paulo Merlin Andersson, già designer per importanti marchi della moda, e collaboratori noti nel giro del fashion come Marina Spadafora. Risultato: oggi Cangiari è un’azienda che occupa 100 persone, tutte a tempo indeterminato, e fattura quasi 5 milioni di euro l’anno. Non solo. La cooperativa è entrata nel consorzio sociale Goel (un nome biblico che indica “colui che si riscatta”), presieduto da Vincenzo Linarello, che raggruppa tra l’altro aziende di agricoltori bio, ristoratori e agenzie del turismo responsabile. Un vero sistema produttivo all’insegna del Non sprecare e una bella opportunità per l’intera regione.
(Le immagini della gallery sono tratte dalla pagina Facebook di Cangiari)
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