CAPSULA MUNDI –
Un modo approccio al tema della morte: è Capsula Mundi, un contenitore a forma ovoidale, realizzato con materiale biodegradabile. Lì dentro viene deposto il corpo del defunto, in posizione fetale, oppure le sue ceneri. A quel punto la capsula viene sotterrata, “come un seme nella terra”. Sopra, viene piantato un albero, scelto dal defunto prima di morire, che verrà curato dai suoi familiari e dagli amici. Una sorta di eredità per i posteri, che contribuisce anche al futuro del Pianeta in una sorta di ciclo infinito che è quello della vita e della morte.
L’idea, dei designer Anna Citelli e Raoul Bretzel, è dunque quella di cambiare radicalmente la fisionomia di ogni cimitero: non più lapidi di pietra, ma boschi verdi e vivi.
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Un modo per ridurre anche l’impatto ambientale della morte: per produrre una bara oggi, si abbatte un albero ad alto fusto, spesso pregiato. Un albero che, in media, ha impiegato dai 10 ai 40 anni per crescere e il cui utilizzo sarà di soli tre giorni. In più, con tutte le vernici e le colle che vengono apposte sul legno, la sua degradazione risulta ancora più difficile e, a volte, anche inquinante per il terreno.
Al momento, il progetto è ancora in una fase embrionale, quindi non esistono ancora né i costi, né il prezzo, ma si sta lavorando per renderlo possibile anche nel nostro Paese. Al momento, infatti, in Italia, questo tipo di sepoltura non è permesso. “L’attuale normativa cimiteriale (che si riconduce al “Regio Decreto” del 1934) non consente le inumazioni ‘verdi’ come Capsula Mundi – si legge sul sito –. I ‘cimiteri verdi’ sono invece diffusi da tempo nei paesi di cultura anglosassone”.
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